Centro Diurno “Sacro Cuore” di Modica: dopo l’inaugurazione i sorrisi diventano amari

Dopo mesi di attesa, ieri a Modica ha finalmente riaperto i battenti il Centro Diurno “Sacro Cuore”, punto di riferimento storico per le persone con disabilità e le loro famiglie. Una giornata di festa, segnata da emozione e partecipazione, che sembrava restituire finalmente serenità a chi per mesi ha atteso la ripresa di un servizio essenziale.

“Un momento bello e importante”

Durante la cerimonia, la sindaca Maria Monisteri ha espresso grande soddisfazione per la riapertura: “La riapertura del Centro Diurno Disabili di via Sacro Cuore è stato un momento bello e importante, vissuto assieme alle ragazze, ai ragazzi e alle loro famiglie speciali. Come speciali sono tutti gli operatori della cooperativa Iride che stanno con loro ogni giorno. La festa l’abbiamo condivisa, con tutti gli assessori e una rappresentanza del Consiglio comunale. I loro sorrisi, la loro gioia… dono più bello non potevamo ricevere. Grazie di cuore.”

La nuova cooperativa Iride è infatti subentrata nella gestione della struttura, con l’obiettivo dichiarato di migliorare l’offerta educativa e assistenziale per gli utenti del centro.

L’amara sorpresa: un contributo da 200 euro al mese

Ma la giornata di festa ha lasciato spazio presto allo stupore e all’amarezza delle famiglie, che proprio in occasione della riapertura hanno appreso che l’Amministrazione comunale ha introdotto un contributo di 200 euro mensili per la frequenza del centro. Una decisione inattesa, anche se di compartecipazione delle famiglie si parlava già nel bando di gara.

Le reazioni: Floridia e Frasca chiedono chiarezza

Tra i presenti, la consigliera comunale Rita Floridia (Democrazia Cristiana) non ha nascosto la sua perplessità:

“La riapertura del Centro Diurno è sicuramente una buona notizia per l’intera collettività, un segnale di speranza e di impegno verso l’inclusione. Tuttavia, non possiamo non evidenziare come l’Amministrazione, nonostante il contributo regionale garantito da un emendamento dell’on. Abbate, abbia deciso di chiedere alle famiglie un ulteriore contributo di ben 200 euro. Nella mozione presentata già lo scorso febbraio insieme ai gruppi Siamo Modica e Radici Iblee, avevamo chiesto di potenziare i servizi e aumentare il numero di operatori, ma certo non immaginavamo che i costi sarebbero ricaduti sulle famiglie.”

Sulla stessa linea la consigliera Elena Frasca, che ha sottolineato anche il ritardo con cui il centro è stato riaperto: “Non possiamo ignorare la verità, come giustamente ha fatto notare una madre al sindaco e agli assessori. Il Centro è stato riaperto con mesi di ritardo, penalizzando utenti e famiglie. Noi consiglieri avevamo sollecitato già da febbraio la ripresa delle attività e l’utilizzo del finanziamento regionale. Ora, oltre al ritardo, arriva anche la richiesta di 200 euro mensili: una scelta inaccettabile.”

L’assessore alle politiche sociali Concetta Spadaro, da noi contattata telefonicamente, ha dichiarato che “si tratta di un tema complesso, che non può esaurirsi in un comunicato stampa o in una telefonata”, rendendosi disponibile a un incontro di presenza per illustrare nel dettaglio le motivazioni del provvedimento. Noi siamo comunque disponibili a pubblicare un chiarimento che l’Amministrazione vorrà inviarci.

Le famiglie: “Un aiuto che diventa un peso”

Le famiglie, però, parlano chiaro. Una madre, la cui figlia frequenta il Centro da quasi trent’anni, dichiara: “È una cifra inaccessibile. In trent’anni non abbiamo mai pagato nulla, se non qualche piccolo contributo occasionale. Ora ci dicono che i 200 euro servono per tutto: mensa, trasporto, materiale didattico, gite… ma sono servizi pubblici che dovrebbero essere garantiti. Le famiglie non ce la fanno, è un contributo insostenibile. Alcune, purtroppo, hanno già deciso di tenere i figli a casa.”

Sorrisi amari

Così, quella che doveva essere una giornata di rinascita e speranza per la comunità modicana, si è trasformata in un momento di sorrisi amari. La riapertura del Centro Diurno “Sacro Cuore” resta certamente un passo importante, ma l’ombra del nuovo contributo rischia di oscurare il valore sociale di un servizio che dovrebbe includere, non escludere.

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