CENTRI COMMERCIALI APERTI IL 26 DICEMBRE

“Negozi aperti il 26 dicembre? No grazie! – Natale con i tuoi e S. Stefano a Lavorare? Anche no!” Questi alcuni degli slogan usati dai Forconi e dal sindacato Fesica Confsal nel corso della partecipata manifestazione tenuta, ieri pomeriggio, all’esterno del centro commerciale modicano La Fortezza.

Seppur con condizioni meteo non favorevoli, il Sindacato, il Popolo dei Forconi, le commesse, i parenti e simpatizzanti hanno solidarizzato verso coloro che dovrebbero lavorare il prossimo 26 dicembre, nei negozi del C.C. La Fortezza. Tutti gli altri negozi modicani, pare, saranno chiusi.

Piero Bellaera, leader dei Forconi, e Giorgio Iabichella, segretario provinciale della Fesica Confsal, chiederanno alle Istituzioni comunali e regionali, l’istituzione di tavoli tecnici tesi ad organizzare il settore del commercio, anch’esso, come quello agricolo, in piena crisi.

“E’ indispensabile regolarizzare il comparto – afferma Bellaera –  sia per quanto riguarda gli orari di apertura che per il rispetto delle normative (vedi i negozi dei cinesi). La deregulation fa male all’economia del territorio.”

Giorgio Iabichella, oltre ad esprimere la propria soddisfazione per la riuscita del sit-in, non comprende il mancato riscontro da parte della Direzione del c.c. riguardo ad un incontro richiesto il 5 dicembre scorso. “Sicuramente il direttore, portavoce di decine di datori di lavoro, avrà troppi impegni, visto il periodo natalizio, – dichiara Iabichella – ma sono fiducioso che, nei prossimi giorni, troverà modo di ascoltare le richieste avanzate da 123 lavoratori che ogni giorno prestano servizio e consentono di tenere aperta una struttura come quella de “La Fortezza”. Noi siamo con loro  – conclude Iabichella – e ci appelliamo al buon senso di tutti i padri di famiglia che gestiscono dei negozi all’interno del centro commerciale.”“La manifestazione di ieri non era solamente una protesta contro l’apertura delle attività lavorative per giorno 26 dicembre, essa aveva un significato più profondo, – afferma una commessa – una lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori, un gesto disperato per far capire che anche noi abbiamo il diritto di trascorrere il Natale con i nostri cari, una richiesta di rispetto della tradizione. Un’ingiustizia del genere non può essere giustificata dalla crisi, sappiamo tutti chi ci ha portato sull’orlo del baratro e la situazione non può risolversi riducendo l’uomo a sacrificare la propria vita tutti i giorni, mentre c’è chi se la spassa a discapito delle persone oneste.”

 

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