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CENTOPASSI TRA MEMORIA E QUALITÀ
24 Gen 2011 15:49
Nelle terre dell’Alto Belice Corleonese, zona particolarmente vocata alla produzione vitivinicola, è nata una cantina che produce vini di qualità e coltiva memoria storica.
La cantina Centopassi è il risultato del lavoro di due cooperative sociali, che sotto il segno di Libera Terra, coltivano i terreni confiscati ai clan mafiosi dei Riina, dei Brusca e di altri clan. Producono vino, ma coltivano anche memoria.
Libera è un’organizzazione nata nel 1995 con lo scopo di coordinare e incrementare gli sforzi della società civile contro le mafie. Al suo interno Libera Terra si occupa di creare e sviluppare comunità e economie lontane e alternative a quelle delle mafie.
Il nome stesso della cantina Centopassi è tratto dall’omonimo film di Marco Tullio Giordana sulla vita di Peppino Impastato, attivista siciliano, conduttore di Radio Aut, che ha pagato con la vita le sue denunce contro la mafia locale e il traffico di stupefacenti controllati da Gaetano Badalamenti.
Le due cooperative sociali, che danno vita a Centopassi, prendono il nome del sindacalista corleonese Placido Rizzotto, rapito e ucciso nel 1948 dalla mafia per il suo impegno a fianco del movimento contadino per l’occupazione delle terre, e del politico Pio La Torre, ucciso nel 1982 anche per la sua proposta di legge che introduceva il reato di associazione mafiosa. All’interno della proposta di legge particolare rilevanza era ricoperta dalla norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi. L’associazione Libera arrivò a raggiungere un milione di firme in favore della proposta di legge fino a raggiungerne il riconoscimento nella legge 109/96.
I terreni della cantina Centopassi rientrano appunto in quelle terre confiscate ai mafiosi. Esse godono di un’ottima posizione a cui si aggiungono le buone altitudini, dai 400 ai 600 metri sul livello del mare, che garantiscono ottime escursioni termiche: il segreto dell’eleganza e della buona acidità dei loro vini.
Gli ettari coltivati a vigneto sono 42 e i vini vengono prodotti seguendo i criteri dell’agricoltura biologica. Tra la gamma offerta dalla azienda, di particolare interesse è il Catarratto Terre Rosse di Gabbascio, dedicato a Pio La Torre, che, oltre ad avere un ottimo rapporto qualità/prezzo, ha un naso decisamente ricco ed elegante, tanto da ricordare un vino aromatico, e una freschezza insolita per i vini siciliani. È difficile trovare queste caratteristiche nel catarratto, un vitigno particolarmente coltivato in Sicilia più per la sua produttività che per la sua qualità. Questo dimostra, che anche i vitigni più sottovalutati per le loro potenzialità qualitative, trattati con le dovute cure possono dare ottimi risultati.
Il Grillo Rocce di Pietra Longa, dedicato a Nicolò Azoti, sindacalista ucciso dalla mafia, è un ottimo esempio di grillo, con una potenza iodata all’olfattiva e una grande sapidità gustativa. Segnaliamo anche il Nero d’Avola Argille di Tagghia Via, dedicato a Peppino Impastato, per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. Infine il vino di punta dell’azienda è prodotto da un vitigno internazionale, il Syrah Marne di Saladino, dedicato al comandante dei Carabinieri Emanuele Basile ucciso dalla mafia, di cui la critica parla molto bene. Buoni anche i due vini base.
Il solo consiglio che vorrei dare all’azienda è quello di segnalare meglio nel fronte dell’etichetta il nome del cru, magari aumentando la dimensione del carattere e inserendo la dicitura cru o vigna. Mi è capitato da poco di chiedere in una enoteca il Rocce di Pietra Longa e sentirmi rispondere che non lo avevano, ma in compenso mi proponeva il grillo dell’azienda. Altro non era che lo stesso vino da me chiesto e che il proprietario ignorava si chiamasse così. In effetti, il nome della vigna è segnalato in un carattere decisamente piccolo e non specifica che si tratta di un cru. In una terra, come quella siciliana, dove si producono una quantità notevole di vini IGT con nomi di fantasia, non sarebbe male specificare che si tratta di una vigna. Sarebbe un passo, fra i cento, per abituare soprattutto il consumatore italiano a entrare nella logica dei cru. (Giuseppe Manenti)
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