CENTO DONNE UCCISE IN ITALIA NEL 2012 DA MARITI, FIDANZATI, COMPAGNI. PERCHÉ QUESTO FEMMINICIDIO?

Carmela, giovane donna di 17 anni, è morta qualche giorno fa per aver difeso la sorella dagli attacchi violenti del fidanzato. Prima ancora di Carmela c’è stata Vanessa, strangolata dal compagno geloso, e prima ancora Rosa, assassinata dal marito. I nomi, le città, l’età cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne ad ucciderle. Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, drammi di gelosia. L’amore e la passione non c’entrano niente, semmai sono la loro negazione. Anche se i giornali e le TV ne incominciano a parlare, il loro linguaggio scorretto e “mediatico” uccide queste donne due volte cancellando, con le parole, la responsabilità. La violenza di genere è un fenomeno molto diffuso nella nostra società (l’Italia rincorre primati) tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che tra i 15 e 44 anni il rischio di subire violenze domestiche sia per una donna maggiore a quello di ammalarsi di cancro o avere incidenti. Perché? Per capirlo è importante sapere che questi omicidi non hanno una prevalenza geografica, il nord e il sud non c’entrano, si uccidono le donne laddove queste riescono ad essere “indipendenti” dagli uomini, dove riescono ad emanciparsi, ad affermarsi nel lavoro. Ciò spesso destabilizza il compagno insicuro, che ha la “necessità” di esercitare il suo controllo e dominio sulla donna, in quanto percepita come oggetto da possedere e gestire. Le violenze iniziano subito dopo il momento dell’affermazione della propria indipendenza, o dopo un gesto di ribellione rispetto agli abusi e maltrattamenti subiti, o dopo aver scelto di separarsi dal fidanzato, marito o compagno violento, per ricominciare la propria vita. E’ probabile che le donne che sono state maltrattate continuino ad esserlo, perché la violenza provoca emozioni e sensazioni paralizzanti. Vergogna, senso di colpa, paura e, nonostante tutto, attaccamento alla figura violenta. Tutto ciò porta all’indebolimento della personalità della donna, che da stabile diventa insicura e piena di dubbi. Lasciare questi uomini è molto difficile. A giornate violente e piene di botte, alternano giornate fatte di scuse, perdoni e dolcezze che fanno credere alla donna nel loro cambiamento e redenzione. Purtroppo non è mai così. La violenza sulle donne non è frutto di raptus, si tratta quasi sempre di omicidi ampiamente annunciati. Prevenire, Proteggere, Perseguire i reati, Procurare riparazione, supporto psicologico e sostegno sono le 4 “P” che lo Stato, con giusti decreti e attuazioni di piani antiviolenza, e i Servizi di Salute Mentale, pubblici e privati, insieme alle Forze dell’Ordine dovrebbero sempre più impegnarsi a garantire.

 

 

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