È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
CASTIGHI, SGRIDATE E PUNIZIONI AI BAMBINI
25 Gen 2014 18:02
Punizioni fisiche, castighi e urla sono metodi educativi controproducenti per la salute psicologica di bambini e adolescenti. I dati accumulati nel corso di diversi studi scientifici, non lasciano più spazio a dubbi: i bambini che vengono “picchiati”, sviluppano comportamenti aggressivi. La minaccia della punizione, al contrario, induce esclusivamente i figli a ribellarsi generando solamente risentimento. Se un tempo, il castigo veniva utilizzato per indurre un bambino all’obbedienza, oggi non risulta più efficace. Quando, infatti, si ricorre esclusivamente all’uso delle punizioni il risultato che si ottiene è la chiusura comunicativa con il proprio figlio; in questo caso, il genitore, invece di contribuire alla soluzione del problema, diventa parte stessa del problema. Quando un padre o una madre, comunicano secondo questi metodi primitivi, i figli si chiudono in sé stessi, la situazione, a questo punto, può risultare davvero difficile.
Affinché la punizione sia utile ed efficace, deve essere immediata. Per i bambini più piccoli bisogna legare il rimprovero all’evento in corso, mai rimandare a domani e spiegare loro il perché della punizione. La punizione non deve essere una cosa di routine quotidiana, per essere ricordata deve mantenere un carattere di singolarità, ma non deve mai umiliare il bambino. Minacciare punizioni plateali, che poi non vengono mantenute è inutile. Il provvedimento deve essere a misura di bambino e non deve mai riguardare il mangiare o il dormire: mai dire: “Ti mando a letto senza cena”, frase che ascoltiamo molto spesso. La valenza psicologica della punizione, come metodo educativo, è tuttavia stato oggetto di controversie, soprattutto nell’ultimo secolo. Diverse ricerche di impostazione psicologica e psicoanalitica, in particolare, hanno infatti sottolineato e rilevato la scarsa utilità o addirittura la nocività di un approccio educativo basato sul metodo delle punizioni, in particolare di tipo fisico, poiché producono una sofferenza irriducibile nel bambino che, non può che essere oggetto di rimozione con la crescita, ma che continua a segnarlo in modo traumatico e quasi irreparabile, attraverso meccanismi di reazione come la depressione e l’autoritarismo. In conclusione, i papà e le mamme invece di tentare di “spronare” i proprio figli attraverso offese, minacce o castighi, dovrebbero imparare a investire il proprio tempo a conoscerlo, ad ascoltarlo, dialogando con lui e incoraggiandolo continuamente a migliorarsi. Solo in questo caso, attraverso cioè più ricompense e meno punizioni, la fiducia, la positività e l’ottimismo potranno crescere e solidificarsi nel cuore di ogni bambino.
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