Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
Caso Mare Jonio, favoreggiamento immigrazione clandestina: Caccia e Casarini rinviati a giudizio con il resto dell’equipaggio. Processo al via il 21 ottobre
29 Mag 2025 06:10
Un anno e mezzo di udienze davanti al gup di Ragusa e ieri poco dopo le 19.15, al termine di una udienza, l’ultima della fase preliminare, durata 9 ore, la decisione: la giudice Eleonora Schininà ha rinviato a giudizio tutti gli indagati.
Ma di che si tratta? E’il cosiddetto “caso Mare Jonio”: questo il nome della nave della società armatrice Idra Social Shipping, strumento operativo per il soccorso in mare della ong Mediterranea Saving Humans (che non è toccata dall’inchiesta). A settembre del 2020 la Mare Jonio diretta a Lampedusa aveva invertito la rotta e si era diretta al largo di Malta per effettuare dei controlli medici a bordo della Maersk Etienne proprio su richiesta della stessa nave, una petroliera battente bandiera danese che 38 giorni prima aveva soccorso una piccola imbarcazione con una trentina di migranti a bordo. Li aveva messi in salvo a attendeva da 38 giorni l’autorizzazione allo sbarco da Malta, senza esito: il più lungo “stand off” della storia della navigazione. A seguito dei controlli medici l’equipe della Mare Jonio aveva deciso che dalle evidenze raccolte, quei migranti confinati per motivi di sicurezza in una parte della grande nave, dovevano essere trasferiti. Una donna che avrebbe dichiarato di essere incinta era stata fatta evacuare con una procedura medica di emergenza. A distanza di qualche mese da quello sbarco, secondo la tesi della Procura, ci sarebbe stato da parte della Maersk, il pagamento di 125mila euro per una fattura che avrebbe avuto come causale il pagamento alla Idra di servizi resi in acque internazionali. Per la Procura una operazione commerciale concordata prima, e non un salvataggio – come invece sostengono le difese – di persone in difficoltà, sia fisica sia psicologica e che a bordo della Etienne (sempre secondo quanto sostengono le difese) avrebbero tentato, in alcuni casi, anche il suicidio.
Il rinvio a giudizio
Sono stati rinviati a giudizio per favoreggiamento della immigrazione clandestina aggravato, per trarne un profitto Pietro Marrone, comandante della Mare Jonio, Alessandro Metz, legale rappresentante della Idra Social Shipping (societa’ armatrice della nave Mare Jonio), Giuseppe Caccia vice presidente del Cda della Idra e capo spedizione, Luca Casarini dipendente della societa’ (ma che gli inquirenti ritengono esserne amministratore di fatto), e i componenti dell’equipaggio Agnese Colpani, medico e Fabrizio Gatti, soccorritore. (La posizione di un altro indagato, Geogios Apostolopoulos tecnico a bordo, per difficoltà a notificare gli atti, era stata stralciata prima dell’udienza preliminare e non ha riguardato questo pronunciamento). A Marrone, Caccia, Casarini e Metz vengono contestate anche irregolarita’ in merito alle norme del Codice della navigazione.
Le richieste
Il giudice prima di pronunciarsi sul rinvio a giudizio ha affrontato un’altra richiesta: il pubblico ministero Santo Fornasier che aveva, al termine della sua requisitoria, chiesto la condanna di tutti gli indagati, aveva anche avanzato l’istanza di sospendere la decisione in attesa che si pronunci la Corte di giustizia europea sul perimetro della norma sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (caso Kinshasa) che potrebbe avere delle ripercussioni proprio sul capo di imputazione principale e che si presuppone possa determinarsi entro l’estate. La questione riguarda in particolare “l’esclusione di rilevanza penale di condotte di favoreggiamento dell’ingresso irregolare finalizzate a prestare assistenza umanitaria allo straniero” quando i diritti dello straniero siano violati. Sulla richiesta di rinvio si erano associati anche l’avvocatura dello Stato che rappresenta il Ministero dell’Interno, costituito parte civile, e le difese. Le difese avevano chiesto per tutti gli imputati il non luogo a procedere per l’insussistenza di tutti i capi di imputazione. L’istanza di rinvio è stata rigettata e il giudice dopo una breve camera di consiglio ha disposto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati fissando la prima udienza del dibattimento al prossimo 21 ottobre alle ore 9 davanti al Tribunale collegiale di Ragusa
I nodi della questione
Due sono i temi principali che sostengono le tesi di accusa e difesa,naturalmente contrapposte: lo stato di necessità e il pagamento della fattura
Per la pubblica accusa, semplificando, i migranti che erano stati salvati dalla Maersk 38 giorni prima, non versavano in condizioni mediche tali da giustificare il trasbordo sulla Mare Jonio (la donna si rivelò non essere in stato interessante e non vennero segnalate allo sbarco a Pozzallo criticità mediche). Il pagamento della fattura per servizi resi in acque internazionali (125.000 euro versati alla Idra a novembre dalla Maersk) sarebbero frutto di un accordo commerciale fatto per ‘liberare’ la nave dai migranti e permettere al colosso commerciale di proseguire la sua rotta e non perdere i profitti per il lungo stallo. Per questa ragione, l’accusa di avere favorito l’ingresso irregolare dei migranti, aggravato dal ‘compenso’
Per le difese, nulla di più errato: i migranti stavano confinati, per motivi di sicurezza, su un ponte della nave senza il minimo confort e in condizioni igienico sanitarie che dire precarie è poco. Alcuni di loro avevano tentato il suicidio e molti appelli alla loro “liberazione” erano stati lanciati, da più parti, alle istituzioni e alle ong anche dagli stessi migranti devastati da anni trascorsi nelle prigioni libiche, tra violenze di ogni genere e ‘sospesi’ anche nell’ansia di essere riportati in Libia. La stessa ambasciata italiana in Danimarca aveva segnalato la situazione come molto critica. Il denaro? Un segno di riconoscenza, una elargizione, nessun accordo.
I commenti dopo il rinvio a giudizio
“Daremo battaglia”: hanno detto all’Agi gli avvocati dell’equipaggio della Mare Jonio, Fabio Lanfranca e Serena Romano. “Siamo pronti a continuare questa battaglia – dice Lanfranca – e preannuncio che porteremo sicuramente in aula i responsabili Maersk che ci spiegheranno dal vivo come in questa vicenda non ci sia stato alcun accordo economico. Questo lo possiamo anticipare”. Romano aggiunge: “Tutto quello che e’ stato anticipato nella fase delle indagini lo svilupperemo nel dibattimento, dimostrando punto per punto ciò che già oggi era emerso, cioè che non c’era alcun giudizio di responsabilità spendibile e lo reitereremo in dibattimento. Porteremo in aula anche i testimoni che dichiareranno le condizioni a bordo della Maersk, il motivo per cui e’ stato necessario il trasbordo, i pareri dei medici, della dottoressa Albini, che hanno ritenuto che la donna andasse evacuata così come ha ritenuto anche il medico del Cirm, il medico dell’Usmaf che non e’ mai stato sentito, sentiremo tutti”. Anche Luca Casarini commenta: “Sara’ l’occasione di una discussione pubblica: metteremo a confronto la legge morale che impone di salvare vite e quella civile, della difesa dei confini”.

© Riproduzione riservata