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CANNONAU, GARNACHA E GRENACHE
27 Gen 2014 06:47
Molte delle varietà di uva presenti in Sardegna sono di origine iberica, portate nell’isola dagli Aragonesi. Tra queste vi è il cannonau, una delle uve simbolo della Sardegna enologica. La sua presenza in Europa si estende in Spagna, Francia meridionale e Corsica, in Sardegna e in alcune zone della penisola italiana. Oggi questo vitigno viene coltivato anche nel Nuovo Mondo, nello specifico in Australia, dove ha ottenuto un buon successo di critica.
In Sardegna, il cannonau viene usato in vari modi; da esso infatti si producono sia vini rossi, sia vini rosati, ma anche vini dolci e secchi. La versione più promettente è però la versione secca e rossa. Il vino non possiede un colore particolarmente impenetrabile e anche la sua tonalità di rosso è tendente al granato. Quest’uva possiede un aroma molto tipico, che lo rende facilmente identificabile, salvo casi in cui il lavoro in cantina tende a forzare troppo il carattere dell’uva. Sebbene questo vitigno venga coltivato in tutta l’isola, la sua zona di maggiore diffusione resta la provincia di Nuoro. Un problema abbastanza presente nei vini da uva cannonau è la gradazione alcolica, sovente troppo alta, tanto da rendere il vino troppo pesante e poco propenso al lungo invecchiamento. Per contrastare questo problema, molti viticoltori sono passati dagli impianti ad alberello a quelli a spalliera, meno tradizionali, ma capaci di produrre uve con minore potenziale alcolico e maggiori capacità di maturazione.
In Spagna il cannonau, chiamato garnacha, è tra i vitigni più coltivati. Questo vitigno sembrerebbe provenire dall’Aragona, nello specifico dalla zona circostante Saragozza. Da qui si sarebbe diffuso in tutta la Spagna, successivamente avrebbe poi valicato i Pirenei, per istallarsi nel sud della Francia. Questo vitigno in passato venne identificato in modo eccessivamente semplicistico dalla critica internazionale con quei vini spagnoli pesanti e ossidati, ignorando in questo modo che la garnacha possedeva anche altri aspetti. Il suddetto vitigno, infatti, rientra nelle denominazioni più celebri della Spagna, La Rioja e il Penendés. Indubbiamente è il tempranillo a farla da padrone in queste denominazioni, ma la garnacha è praticamente sempre presente con diverse percentuali. Non manca neanche in un’altra celeberrima denominazione spagnola, Priorato, dove la garnacha viene tagliata con la uva cariñera.
Allo stesso modo dei sardi, gli spagnoli hanno attuato molte modifiche sia nella coltivazione, sia nella lavorazione della garnacha, per migliorane notevolmente l’immagine.
È in Francia però dove la grenache, nome francese del cannonau, ha mantenuto alto da sempre il nome di questo vitigno. Se in passato il cannonau o la garnacha veniva visto come un vitigno limitato, si deve alla Francia, o meglio ad alcune zone della Francia, l’idea che il problema non fosse nel vitigno, ma nel modo in cui veniva trattato. La zona che ha mantenuto alto il nome di questo vitigno è da sempre la Valle del Rodano, poiché nel Roussillon, nella Provenza e soprattutto in Corsica i vini erano molto simili a quelli spagnoli degli anni ’70.
Questa idea del cannonau come vino mediocre è ancora presente in molti consumatori, soprattutto estranei alle zone di produzione di questo vitigno, i quali non hanno avuto quindi modo di percepire il cambiamento che stava vivendo il cannonau.
Anche se con una campagna pubblicitaria meno massiccia rispetto ad altri vini del Meridione, il cannonau sardo si sta facendo conoscere anche fuori dall’Italia, condividendo con il nero d’Avola, il negroamaro e il primitivo la forza del prezzo contenuto e di una qualità in genere più che soddisfacente.(Giuseppe Manenti)
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