Cade l’ombra della mafia: imprenditore vittoriese torna in possesso del suo impero di 45 milioni di euro

La Seconda sezione penale della Corte d’Appello di Catania (pres.Antongiulio Maggiore, Loredana Valeria Pezzino consigliere estensore e Salvatore Faro Faussone consigliere) ha disposto il venir meno delle misure personali di prevenzione non essendo più “qualificata” la pericolosità di Giombattista Puccio, secondo il codice antimafia, e ha disposto la restituzione di tutti i beni a lui e ai suoi famigliari e congiunti. Era stato nel 2018 che in seguito alle indagini, condotte dalla Direzione distrettuale antimafia, a Giombattista Puccio e ad alcuni suoi familiari e congiunti, vennero sequestrati beni il cui valore stimato dal Gico della Guardia di Finanza, era di circa 45 milioni di euro.

Case e aziende, autovetture e conti. Beni che erano stati ritenuti provento da attività illecita e mafiosa a Vittoria, nell’ambito dell’inchiesta Ghost trash (da cui scaturì l’omonimo processo) coordinata della Dds di Catania e dal Gico delle Fiamme gialle, che ipotizzava una associazione mafiosa tra vari soggetti tra cui anche Puccio, che avrebbe avuto come fine il controllo del mercato degli imballaggi per i prodotti dell’ortofrutta, l’intestazione fittizia di imprese e il traffico illecito di rifiuti a vantaggio del clan stiddaro dei Carbonaro Dominante. Il Tribunale collegiale di Ragusa fece cadere in sentenza di primo grado l’associazione mafiosa. Giombattista Puccio quindi a ottobre del 2021 venne  condannato a 9 anni per tre intestazioni fittizie di altrettante società ma venne assolto per 416 bis, associazione mafiosa, per non avere commesso il fatto, e per l’associazione semplice in ordine al traffico dei rifiuti oltre che da altre intestazioni fittizie “perché il fatto non sussiste”. Non luogo a procedere per una serie di trasporti di rifiuti perché i reati si sono estinti e in uno alla lettura della sentenza il giudice dispose anche l’immediata scarcerazione di Giombattista Puccio, “se non detenuto per altra causa”. Con l’assoluzione per il 416 bis e la non provata correlazione tra i proventi e l’appartenenza a cartelli mafiosi, la Corte ha disposto quindi la cessazione delle misure di prevenzione personali e la restituzione di tutti i beni a Puccio e ai suoi famigliari e congiunti. 

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