È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
BUONE NOTIZIE PER IL VINO ITALIANO
26 Mar 2012 20:14
Sembra incredibile, ma la crisi non sembra intaccare il mercato vitivinicolo italiano, il quale, dagli ultimi dati dell’Oiv, Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino, ha visto incrementare le sue vendite nel mercato internazionale, passando dal 21,8% del 2010 al 24,3% del 2011.
Complessivamente sono aumentate le esportazioni di tutti i paesi vitivinicoli europei. Per quanto riguarda i paesi extraeuropei produttori di vino, gli Stati Uniti non hanno visto variazioni rilevanti nelle loro esportazioni, mentre i produttori di vino dell’emisfero sud subiscono per il secondo anno consecutivo un calo nelle esportazioni.
Il dato americano è abbastanza normale, se si tiene conto che negli Stati Uniti il consumo divino aumenta di anno in anno. Tutto sembrerebbe, inoltre, dare per certo che il consumo di vino aumenterà ancora in questo paese, anche perché, ancora oggi, questo prodotto interessa un ristretto numero di americani. Da queste premesse sembra abbastanza ovvio prevedere che le esportazioni dei vini americani non possano subire variazioni significative.
Diversa è la questione riguardante i paesi dell’emisfero Sud. Il terremoto in Cile del 2010 ha distrutto ben oltre un milione di ettolitri di vino prodotto. Tenendo conto che il Cile è probabilmente, a livello di qualità, il più importante, produttore di vino dell’emisfero sud, assieme all’Australia, e che, inoltre, esporta una grossa parte della sua produzione, una simile perdita non poteva non incidere in maniera significativa sui dati presentati dall’Oiv.
Dall’altra parte, in Australia, ottavo produttore mondiale di vino, la produzione vitivinicola sta soffrendo seriamente i problemi della siccità.
Ritornando all’Europa, in Francia, nonostante non ci siano state importanti variazioni nella quantità delle esportazioni, queste hanno aumentato il loro valore. In pratica, il vino francese si paga di più rispetto ai dati dell’anno scorso.
La Spagna vede anch’essa un aumento delle esportazioni, ma, in controtendenza rispetto ai paesi vicini, registra un notevole incremento nel settore del vino sfuso.
Anche la Germania si unisce alla crescita delle esportazioni, soprattutto verso i paesi scandinavi. Per la verità, parte di questo aumento delle esportazioni tedesche riguarda vini importanti sfusi e poi esportati confezionati, soprattutto in bag in box. Un contenitore, questo, molto diffuso nella Scandinavia e che da noi, aggiungerei fortunatamente, non ha avuto molto successo. È comunque un sistema di confezionamento questo del bag in box, che i nostri produttori dovrebbero tenere presente per destinarlo ai paesi, come quelli scandinavi, dove il vino è ancora un prodotto di consumo come qualsiasi altro.
Per quanto riguarda l’Italia, rileviamo con soddisfazione che il nostro paese si posiziona come primo esportatore mondiale, aiutato anche dalla vendemmia del 2010, particolarmente produttiva. Oltre che quantitativamente, il vino italiano è cresciuto anche nel suo valore. Lontano ancora dai livelli francesi, il nostro vino ha però subito un amento del 12% del suo valore rispetto ai dati precedenti. Un dato sicuramente importante, che riconosce gli sforzi di moltissimi produttori nel migliorarne la qualità.
La scia positiva delle esportazioni dovrebbe mantenersi anche nel prossimo anno, nonostante la vendemmia 2011 abbia visto una notevole riduzione di produzione rispetto a quella del 2010. È abbastanza probabile che le esportazioni possano aumentare, nonostante la riduzione della produzione, sia perché il mercato consuma ogni anno sempre meno vino, sia perché il potere d’acquisto degli italiani è sensibilmente diminuito. Questa riduzione della produzione non dovrebbe quindi creare delle eccedenze.
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