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BRUNO VESPA RACCONTA IL DIETRO LE QUINTE DI 50 ANNI DI STORIA ITALIANA
01 Ott 2015 08:00
Affermare che leggo con interesse i libri di Bruno Vespa farà arricciare il naso a qualcuno ma, come gli scritti di Indro Montanelli, di Oriana Fallaci,di Giulio Andreotti, quelli di Vespa consentono di conoscere personaggi e fatti del secolo scorso e di questo inizio secolo, di cui certamente non parleranno i libri di Storia, anche se questi fatti e questi personaggi hanno inciso tanto sulla Storia.
La lettura de “La signora dei segreti”, scritto con Candida Morvillo rivela, attraverso la biografia di Maria Girani Angiolillo, una verità misconosciuta, se non proprio sconosciuta da molti di noi, ingenui cittadini- elettori italiani, convinti , come recita l’art. 1 dei Principi fondamentali, che “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” , e convinti, altresì, di vivere in un regime di democrazia rappresentativa.
Noi cittadini-elettori, abbiamo tifato , talora al limite del fanatismo, per questo o quel leader, per questo o quel partito, e abbiamo creduto di poter esercitare il diritto di mandare al Governo o nelle amministrazioni locali se non le persone (data l’abolizione del voto di preferenza) almeno i partiti o le coalizioni che, a nostro giudizio, avrebbero fatto gli interessi del popolo e del paese.
Invece “La signora dei segreti “ ci rivela che in Italia oltre alla terza camera , cioè la trasmissione “Porta a porta” , gestita dallo stesso Vespa, c’è stata una quarta camera: il salotto di Maria Angiolillo, la quale per decenni ha invitato, con criteri suoi insindacabili, nella lussuosa casa di Trinità dei Monti, esponenti della destra e della sinistra, industriali, banchieri, finanzieri, alti prelati, magistrati, giornalisti, artisti, registi, attori, assegnando loro il posto a tavola secondo una gerarchia da lei prestabilita.
In quella casa, in quelle raffinatissime cene, non disdegnate (anzi!) nemmeno dagli intransigenti difensori della classe proletaria , o da qualche ex magistrato distintosi per il suo giacobinismo, si sono prese decisioni fondamentali per il nostro Paese. Quel salotto era frequentato da personaggi come il banchiere Calvi, da alcuni fra i protagonisti di Tangentopoli e da iscritti alla P2,al punto che Francesco Pazienza testimonierà l’esistenza di “…un Comitato di gestion Calvi presieduto da Maria Angiolillo”. Ma la Signora Angiolillo è riuscita a traghettare dalla prima alla seconda repubblica senza risentirne e cambiando soltanto i commensali delle sue cene.
Vespa riporta alla fine del libro i nomi dei vari invitati e il numero delle loro presenze in casa Angiolillo. Tra gli abituali frequentatori proprio lui con 51 presenze.
Berlusconi ,invece, è presente solo una volta in casa Angiolillo, forse perché preferisce essere lui l’anfitrione anzichè essere ospite, sia pure al posto d’onore.
In compenso Gianni Letta vanta 61 presenze, sempre al tavolo d’onore presieduto dalla padrona di casa, ed è l’unico che ha il diritto di arrivare con ritardo.
Maria è una donna di umili origini , ma di grandi ambizioni, sceglie di fare la ragazza madre negli anni cinquanta (!) pur di non sposare l’uomo che non ama più perchè si è rivelato privo di grandi progetti.
La sua bellezza le consente di entrare nel mondo della moda e di frequentare persone di grandi mezzi economici e/o altolocate. Arriverà a sposare un conte, ad avere un altro figlio, ma l’ostilità della suocera distruggerà il matrimonio e la separerà per sempre dal figlio.
La scalata che la porterà a sostenere un ruolo di grande prestigio si deve all’incontro, poi regolarizzato da un matrimonio religioso celebrato il 28 Aprile 1960, alla presenza di pochi intimi , con Renato Angiolillo, senatore e padrone del giornale romano “Il Tempo”, che 25 anni prima di Berlusconi coltivava il progetto di una tv commerciale.
Renato maneggiava grandi quantità di denaro e regalava alla moglie gioielli di pregio (per il valore, nel 1973, di un miliardo e mezzo di lire), anche per farsi perdonare le sue infedeltà, ma siccome giocava molto spesso a Montecarlo, attraversava periodi di difficoltà economiche. Alla sua morte, avvenuta il 16 Agosto del 1973, gli eredi furono costretti a vendere le quote del giornale che gli erano rimaste.
Maria ereditò la casa con tutti i mobili e le suppellettili che ne costituivano l’arredo, tenne i gioielli, che non figuravano nel testamento per ragioni fiscali ma che, per legge, toccavano ai due figli avuti dal senatore con altre donne prima di conoscere lei.
Continuò la vita di prima ma, non essendo più in grado di sostenere le spese per i suoi famosi pranzi , decise di farsi sovvenzionare da ricchi imprenditori che avevano bisogno, per i loro affari, di conoscere i potenti che a Roma facevano il bello e il cattivo tempo e che avrebbero continuato a frequentare casa Angiolillo.
Maria prendeva 25 o 30 milioni l’anno da ciascun imprenditore per organizzare questi pranzi (secondo le affermazioni di Pazienza, Tassan Din e Angelo Rizzoli)
In questo contesto va collocato lo squallido episodio del banchiere Calvi, già in disgrazia, che infila nella tasca della vestaglia di Maria 10 milioni, ma alle sue rimostranze, per il modo e la modesta somma, gliene dovette far consegnare altri 50 da un suo avvocato.
Dopo la sua morte, avvenuta il 14 Ottobre del 2009, non furono trovati nella cassaforte i famosi goielli (per un valore di circa 200 milioni di euro) per i quali è ancora in corso un processo presso la procura di Campobasso.
Se, leggendo la prima metà del libro, si è quasi portati a fare il tifo per la protagonista, una Cenerentola che, con la sua intelligenza e la sua abilità nel coltivare le pubbliche relazioni, arriva in quel mondo a cui aveva sempre sognato di appartenere, riuscendo persino a farsi ricevere e a diventare amica della Principessa Isabelle Colonna, e a possedere un diamante rosa molto simile a quello incastonato nella corona della Regina d’Inghilterra, nella seconda metà l’attenzione del lettore è catturata dallo squallore di quel mondo in cui si accettano tutti i compromessi possibili per mantenere il potere e la ricchezza che da questo deriva.
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