BIODIESEL DALLA COLTIVAZIONE DELLA COLZA NELL’AREA IBLEA

Si è entrati nella piena fase operativa del progetto “Energie Naturali”, che consentirà la produzione di biodiesel in provincia di Ragusa attraverso la raccolta di colza e lino e la successiva spremitura dei semi. Dopo il lavoro avviato nei mesi scorsi con la coltivazione nei campi sperimentali, ieri si sono svolte le prove dimostrative di mieti trebbiatura della colza.
Una visita dimostrativa lungo i campi degli altipiani iblei che sono stati coltivati con le due tipologie oleaginose, sotto la guida e la supervisione dello staff tecnico, dalle numerose aziende  agricole che hanno aderito al progetto. Si è così avuto modo di apprendere e conoscere il lavoro svolto finora e le importanti prospettive future per la sperimentazione avviata in provincia che ha come obiettivo il collaudo, il trasferimento e la diffusione di ricerche sul biocombustibile mediante la coltivazione di oleaginose per l’ottenimento, appunto, di biodiesel e di alcuni sottoprodotti. Dopo i tavoli tecnici e le azioni dimostrative, si arriva così alla fase  produttiva del progetto “Energie Naturali”, promosso nell’ambito del Psr Sicilia 2007-2013 misura 124 – prima sottofase. Durante la mattinata il coordinatore  scientifico, prof. Orazio Sortino, l’agronomo Giorgio Gurrieri e l’agronomo Franco Celestre di Prosea, organismo capofila del progetto,  hanno accompagnato i visitatori lungo le piattaforme dimostrative che, grazie alla massiccia adesione delle aziende, si sviluppano su ben 8 ettari di terreno. Da ogni ettaro di terreno coltivato a colza e lino è possibile prevedere una resa di circa 450 litri. Una grande risorsa economica e di tutela ambientale. Il biodiesel rappresenta infatti un’ottima possibilità di sviluppo per il settore dell’agricoltura soprattutto nel periodo di crisi che attraversa, ma rappresenta anche  un’alternativa più economica e meno inquinante. Con il progetto “Energie Naturali” si sta dunque operando per la concreta applicazione di ricerche condotte in  precedenza da Università, in particolare la Facoltà di Agraria di Catania e altri enti come il Consorzio Ballatore e l’Ites di Palermo. “La raccolta  della colza, per poi procedere alla successiva spremitura – afferma l’agronomo Franco Celestre – è la testimonianza concreta della possibilità di impiantare anche nell’area iblea delle colture alternative che possono portare nuovo reddito alle imprese agricole oltre a coltivare le terre riducendo al massimo le sostanze inquinanti. Inoltre da queste coltivazioni si possono ottenere dei sottoprodotti utili alla serricoltura.

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