BELLA L’ARTE, ED ANCHE IL COMMERCIO

Ho letto appena ieri l’altro l’articolo della nostra Sabrina Lissandrello col quale si riferiva della mostra “Ragusa Arte nei secoli”. Nell’articolo della collega si diceva un gran bene dell’iniziativa, che è stata presa da Amedeo Fusco e Ciro Salinitro con la collaborazione di soggetti privati oltre che pubblici, e nello specifico la Provincia Regionale e il Comune di Ragusa.

Incuriosito (potenza della stampa) sono andato a osservare la collettiva nei bassi del Palazzo Garofalo di Corso Italia. Confermo tutto quanto scritto dalla collega: la mostra è davvero molto bella, certamente lo è per i consueti canoni ragusani. L’avere raccolto, in un palazzo nobiliare che la Cattedrale di San Giovanni Battista mette a disposizione senza difficoltà, un congruo numero di sculture e pitture non è di tutti i giorni. Se poi, tra quei quadri, ci sono veri e propri capolavori (per non fare torno a nessuno cito soltanto le tre chine di Duilio Cambellotti, autentico campione dell’arte italiana della prima metà del secolo scorso), allora l’iniziativa è da lodare, soltanto lodare e giustamente segnalare.

Solo una piccola riserva Hicsuntleones si permette di avanzare. Nulla di grave, di serio o di ostativo verso tutti i bei giudizi dati alla iniziativa culturale.

Il fatto è che quando sono andato a vedere la mostra, ed avendo completato il giro delle opere, e per alcune di esse anche un giustificato ritorno per osservare meglio, ho comprato il piccolo ma completo catalogo (del quale potrei rilevare anche altre riserve, ma davvero microscopiche e perciò inutili), opportunamente esposto su un tavolo all’ingresso del percorso. Prezzo irrisorio, di solo un euro, per il cataloghetto. Ma chi me lo ha venduto ha anche aggiunto che tra le tante opere esposte molte sono di proprietà privata e soltanto prestate per l’occasione, altre sono in vendita ed altre ancora sono già state vendute.

In questi casi io rimango sempre leggermente interdetto. Se si tratta di una mostra è un discorso, se si tratta di una mostra-mercato (si badi, legittimissima ed anzi auspicabile per favorire la diffusione dell’arte tra tutte le persone che apprezzano e possono permettersi l’acquisto) allora è un altro discorso. Ma tra le due cose non può e non deve crearsi confusione. Intendo dire che se vado a vedere una mostra sponsorizzata (non so in che termini, se economici, logistici o altro) da uno o più enti pubblici, com’è questo il caso, allora non posso accettare il fatto che anche solo alcune tra le opere d’arte esposte siano messe in vendita, chiunque sia poi il soggetto che incassa i soldi realizzando oppure no un guadagno.

Ribadisco e chiudo: da uomo non colto ma appassionato di cultura, sono favorevole a che si organizzino tutte le possibile iniziative culturali latu sensu, anche quelle finalizzate alla vendita delle opere, ma in quel caso non si comprende – meglio, io non comprendo e lo dichiaro – il perché anche solo un ente pubblico debba in una qualsivoglia maniera intervenire, anche col solo patrocinio.

 

 

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