BAMBINI SENZA SBARRE

Le riflessioni di Greta: “Adesso ho ventitré anni e durante la mia infanzia non ho potuto avere la mamma vicina nei momenti più importanti poiché la sua condizione detentiva non lo consentiva. Il carcere, quello di San Vittore, e la mia infanzia si sono intersecate per tanti anni, tanti quanti gli anni di condanna dati a mia madre. Varcare la soglia di questo antico carcere era difficile ma i giorni più tristi erano tutte le occasioni di festa o importanti: il Natale, i compleanni, il primo giorno di scuola, le recite di fine anno, il ritiro delle pagelle: mia mamma non era mai presente. La sala colloqui a San Vittore non era predisposta per i bambini. I colloqui erano con tutti gli altri detenuti, tra me e la mamma c’era un tavolo di marmo freddo e non era permesso abbracciarsi.”.

Per molti bambini, soprattutto a San Vittore, il primo impatto è traumatico: spesso non ci sono né tempo  né le opportune condizioni per spiegare cos’ è successo al genitore e prepararli. Lunghe  attese piene di speranze prima di abbracciare finalmente la mamma, la mamma condivisa con altre persone in un contesto che non sarà mai quello di una casa, il mondo più bello per un figlio e la propria madre. Un figlio che si trova con le braccia sospese implorando un abbraccio. Nello spazio giallo sono presenti tutti i giorni due psicologhe di Bambini senza sbarre . Il loro compito è quello di aiutare i piccoli, attraverso il gioco e il disegno, a elaborare l’ esperienza che stanno vivendo.

Essere figli di detenuti, vuol dire subire una condanna per qualcosa che non si è mai commesso.

L’assenza del proprio genitore in occasioni importanti della vita provoca sensi di colpa e vergogna che si portano dietro per anni e che ti lasciano ferite difficilmente marginabili.

Oggi il carcere non consente al detenuto di uscire per essere presenti a importanti eventi della vita familiare, fatta eccezione per la scomparsa di persone molto vicine a lui.

Ma secondo l’articolo 9 della Carta ONU sui diritti del fanciullo, il bambino ha diritto ad intrattenere regolarmente rapporti personali e contatti diretti con entrambi i genitori.

Il rapporto fra un genitore detenuto e i suoi figli è complesso e deve affrontare un macigno che rappresenta la burocrazia. Uno studio europeo dell’ Istituto dei Diritti umani di Copenaghen ha appena evidenziato come il sistema carcerario sia punitivo anche nei confronti dei bambini, vittime innocenti e vulnerabili e in possesso di una sola colpa, quella di ritrovarsi in un bunker di desolazione e sconforto.

In Italia, parte un’iniziativa con il patrocinio del Ministero di Giustizia, Bambini senza sbarre ( www.bambinisenzasbarre.org).

La presenza del genitore detenuto nei momenti importanti della vita del figlio, andrebbe tutelata ma non sempre è così.

I figli dei detenuti non devono più subire condanne per crimini che non hanno commesso e si deve fare in modo che sia loro consentito di trascorrere le occasioni importanti della vita, per qualche ora, con i genitori. I bambini non hanno commesso nessun crimine e si trovano a scontare una pena innocentemente. I bambini hanno diritto a un’infanzia serena.di Cinzia La Greca

 

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