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AZIONI BANCA AGRICOLA POPOLARE DI RAGUSA, LE PRECISAZIONI DELL’ISTITUTO DI CREDITO
01 Feb 2017 14:06
Riceviamo e pubblichiamo una nota da parte della Banca Agricola Popolare di Ragusa. “In riferimento alle preoccupazioni manifestate in alcuni commenti pubblicati sul giornale on line “Ragusa Oggi” in calce agli articoli sulla vendita delle azioni della Banca Agricola Popolare di Ragusa, si ritiene opportuno informare ulteriormente la collettività, ribadendo quanto già noto, in ordine alla solidità della Banca e alle prospettive reddituali delle sue azioni.
La solidità della Banca di Ragusa è attestata dal semplice calcolo di indici oramai di uso comune e correntemente utilizzati dalle Autorità di Vigilanza (Banca d’Italia e CONSOB), i quali sono basati su dati di bilancio ufficiali e certificati, da chiunque consultabili: il principale dei predetti indici è il “CET1 RATIO” il quale consente agli utenti di conoscere il rapporto tra il patrimonio complessivo della banca e le attività a rischio e che indica con esattezza quale sia la capacità di una banca di coprire le perdite che possono derivare dalla propria attività, anche in scenari economici estremamente sfavorevoli. Nello specifico la Banca Agricola Popolare di Ragusa ha mostrato indicatori di solidità abbondantemente più elevati della media (CET1 RATIO del 24,31%, a fronte di un minimo obbligatorio, comprensivo del capital conservation buffer, del 10,5%).
Si aggiunga che, come dimostrato da una recente indagine della Banca d’Italia sugli istituti di minori dimensioni (c.d. Less Significant Institutions), questi si sono dimostrati meglio patrimonializzati rispetto ai principali gruppi italiani, pur mantenendo, rispetto a questi ultimi, livelli di rischio e di redditività allineati: proprio nell’ambito di questo segmento di istituti, la BAPR si colloca al di sopra di tutti gli altri.
Questi sono i dati reali su cui un investitore dovrebbe basare le sue scelte, e non le notizie infondate che vengano messe in circolazione nel web da qualche anonimo commentatore e che hanno quale unico risultato di creare un immotivato panico tra i risparmiatori.
Quanto alle illazioni nei confronti del management, è noto a tutti che lo stesso ha sempre esercitato le proprie scelte nell’esclusivo interesse della banca, dell’azionariato e di tutti gli altri stakeholders, senza indugiare a intraprendere, quando necessario, anche progetti di rilevante cambiamento, fondati sempre su basi solide ed in coerenza con la natura mutualistica delle banche popolari, da sempre attive nell’incentivare lo sviluppo del territorio e la crescita della comunità di riferimento.
Le scelte del management hanno consentito alla Banca di attraversare, con limitatissimi danni, la pesante crisi economica degli ultimi anni, continuando ad erogare credito, a sostenere le piccole e medie imprese del territorio, pur mantenendo una elevata patrimonializzazione che, come già rilevato, colloca la Banca (nel segmento di riferimento) tra le prime in Italia per solidità. A riprova della bontà di dette scelte basti considerare che non è mai stato posto in essere (e neppure mai paventato) alcun piano di ristrutturazione della rete aziendale, né mai la Banca è rimasta coinvolta in alcuno dei numerosi crack finanziari che hanno investito numerose grosse imprese italiane negli ultimi anni.
Ciò in quanto il target di clientela dell’Istituto e costituito da famiglie e piccole – medie imprese.
La politica dell’istituto è ripagata dalla fiducia di più di 18.000 soci che hanno sottoscritto più di 6,2 milioni di azioni.
A fronte di ciò la Banca ha erogato al territorio finanziamenti vivi per oltre 2,7 miliardi di euro, consentendo a numerose piccole e medie imprese, aziende familiari e artigiane, professionisti e famiglie consumatrici di accedere alla liquidità per realizzare i loro progetti lavorativi e di vita.
Politica creditizia attenta alle esigenze della clientela, ma anche ai criteri di sana e prudente gestione, come dimostra la circostanza che detti crediti sono garantiti per i due terzi da ipoteche su immobili.
La fiducia riposta dagli azionisti nella Banca ha prodotto ulteriori benefici per il territorio, quantificabili, nel 2015, in 110 milioni di euro circa, distribuiti tra:
– dipendenti (60 milioni di euro versati a titolo di retribuzioni a circa 1.000 “risorse”);
– Stato ed Enti locali (17,5 milioni di euro versati a titolo di imposte);
– fornitori (26 milioni di euro pagati per acquisto di beni e servizi);
– azionisti (6,2 milioni distribuiti a titolo di utili);
– collettività e ambiente (160 mila euro a titolo di liberalità).
Con specifico riferimento alla negoziazione delle proprie azioni, è noto che il titolo BAPR è uno strumento “illiquido”, non essendo non quotato in alcun mercato regolamentato. Va tuttavia precisato che il prezzo delle azioni BAPR – in caso di riacquisto da parte della Società – è determinato con una procedura corretta e trasparente, che prende a riferimento il valore di libro, determinato sulla base di bilanci certificati. Il predetto valore di libro, peraltro, risulta in linea con i prezzi che deriverebbero dall’applicazione delle metodologie più comuni di valutazione finanziaria dei titoli azionari (ad es. il DCF o il metodo patrimoniale netto con rettifica reddituale). Inoltre, il processo di collocamento delle azioni, così come quello di negoziazione, è regolamentato da politiche di offerta atte a gestire rigorosamente i conflitti di interesse potenziali, nonché ad assicurare l’adeguatezza degli investimenti rispetto al profilo del cliente.
Questa Banca, poi, ha sempre segnalato – nei prospetti informativi, nella documentazione descrittiva dei rischi, nelle rendicontazioni periodiche e nelle occasioni di contatto con i clienti – che le azioni BAPR sono uno strumento “illiquido” e che l’Istituto si limita a prestare sui propri titoli – peraltro a titolo gratuito – un servizio di negoziazione per conto proprio, senza alcun obbligo al riacquisto.
Il predetto servizio viene prestato nel rispetto di specifiche regole, conformi alla normativa di vigilanza. A seguito dell’introduzione di norme specifiche che limitano la possibilità di riacquistare o rimborsare i propri titoli, il vertice aziendale ha continuato e sta continuando a adottare le soluzioni più idonee a riscontrare al meglio le esigenze dei propri azionisti. In tale ottica va inquadrata la recente scelta di disciplinare il servizio in modo da assicurare il soddisfacimento del maggior numero possibile di richieste. E’ perciò solo frutto di fantasia che sussistano corsie preferenziali per la vendita delle azioni: proprio al fine di salvaguardare l’equo trattamento dei propri azionisti, la Banca, da anni, si è dotata di specifiche regole di negoziazione (il cui testo è liberamente consultabile sul sito internet), in un contesto regolamentare in cui le banche soggiacciono a precisi limiti nel riacquisto o nel rimborso di azioni proprie: a tal riguardo, il limite massimo mensile di 200 azioni per ordine di vendita è stato introdotto proprio per evitare che pochi “grossi” ordini esauriscano la riserva disponibile, non consentendo ad altri piccoli azionisti di avere la possibilità di liquidare i propri titoli.
La situazione di rallentamento temporaneo nell’esecuzione degli ordini di vendita (le c.d. file) si è determinata, da un lato, proprio per la presenza di siffatti limiti regolamentari al riacquisto o al rimborso di azioni proprie – imposti alle banche dalla normativa di vigilanza prudenziale, la quale fissa al 2% del “Capitale di qualità primaria” l’importo massimo di riserve stanziabili al predetto scopo – e, dall’altro, dal manifestarsi di richieste di vendita per quantitativi superiori alle medie storiche, dovute verosimilmente al clima di incertezza venutosi a creare a seguito di notizie concernenti le difficoltà di altre banche in ambito nazionale, che non sono in alcun modo assimilabili – e neanche lontanamente accostabili – a quella della Banca Agricola Popolare di Ragusa. E’ pertanto da ritenersi irresponsabile – quando non illecita – la diffusione di notizie o informazioni tendenti a sollevare dubbi sulla sana e prudente gestione della principale banca “autonoma” dell’isola.
Il vertice aziendale non cessa peraltro di valutare nuove soluzioni, anche con il supporto di primari advisor nazionali ed internazionali, ispirandosi tuttavia sempre a prudenza e oculatezza nelle scelte, le quali non debbono snaturare le caratteristiche di fondo della BAPR, ma proteggere nel medio-lungo periodo gli azionisti, gli altri portatori di interessi, il territorio nel suo complesso. Sul punto, è bene tuttavia che non si salti a sbrigative conclusioni circa l’efficacia delle diverse opzioni disponibili. Ad esempio, la scelta di quotare il titolo in borsa o in sistemi alternativi non sempre si è rivelata risolutiva – come dimostra proprio l’esperienza di altre banche – e si presta anzi al rischio di un aggravamento della situazione, per effetto di possibili movimenti speculativi al ribasso.
La Banca, è vero, ha bisogno della fiducia della comunità locale, da cui trae linfa vitale e soddisfazione, ma la sua peculiare connotazione di banca del territorio – cui l’attuale governance si è sempre orgogliosamente attenuta – fa sì che tale fiducia venga abbondantemente ripagata, in un rapporto sinergico con i propri stakeholders, come attestato dal significativo contributo che ogni anno la BAPR fornisce affinché vengano salvaguardati e sviluppati i distintivi valori economici e culturali dell’area iblea e delle altre zone di riferimento dell’Istituto”
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