Autopsia per il pastore sciclitano. A disporla la Procura di Ragusa

Sarà sottoposto ad esame autoptico il cadavere di Giuseppe Raimondo, il pastore di 45 anni colpito a morte nelle campagne di contrada Fondo Oliva alla lontana periferia dei centri abitati di Scicli e di Donnalucata. E’ stata l’autorità giudiziaria a disporla dopo il decesso avvenuto nella mattinata di ieri all’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa dove l’uomo era ricoverato in attesa di un delicato intervento di chirurgia ortopedica al bacino. Parte del corpo che era stata fortemente danneggiata assieme all’area intestinale dell’addome. Mentre per quanto riguarda l’apparato intestinale l’equipe del reparto di chirurgia dell’ospedale Maggiore-Nino Baglieri di Modica era intervenuta risanando il danno provocato dai colpi di fucile, il lavoro chirurgico sul bacino avrebbe dovuto essere eseguito nell’ospedale del capoluogo dopo la completa stabilizzazione del paziente. L’avvenuto decesso ha chiuso il cerchio di una vicenda triste, sulla quale gli inquirenti stanno ancora lavorando per ricostruire la dinamica e per capire come la vittima sia stata raggiunta dal colpo del fucile. Il cadavere, nell’attesa dell’autopsia, è custodito nell’obitorio dell’ospedale. Al momento non si conosce la data dell’esame. 

Il colpo del grave ferimento sarebbe partito da uno dei due fucili trovati nella zona del ferimento.

Prende sempre più corpo, comunque, l’ipotesi di un incidente di caccia finito male, una battuta al cinghiale in una zona dove ci sono tantissimi di questi animali (molte volte anche aggressivi). Oggi, alla luce dell’avvenuto decesso del pastore, si può parlare di tragedia. Una tragedia che colpisce una famiglia, dai componenti il nucleo familiare, moglie e due figli, ai genitori, ai parenti. I carabinieri della Compagnia di Modica, collaborati dai colleghi del Comando provinciale e della Tenenza di Scicli, hanno ripreso l’intero filo investigativo ripassando ogni particolare emerso nel corso delle indagini. Indagini difficili e delicate che ruotano attorno ad un fatto di sangue accaduto in una zona rurale dove si contano centinaia di cinghiali, molti dei quali lasciano il letto del fiume Irminio per raggiungere le coltivazioni di pannocchie a distesa d’occhio. E naturalmente dove i protagonisti potrebbero essere più uno (che è il morto).

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it