ARRESTATI TRE SCAFISTI DELLE IMBARCAZIONI SOCCORSE IERI IN ALTO MARE

 

La Polizia di Stato di Ragusa – Squadra Mobile – unitamente alla Compagnia dei Carabinieri di Modica ed alla Tenenza della Guardia di Finanza di Pozzallo, ha eseguito il fermo di BEN ALI Ali il 05.04.65, BEN ABD RAHMEN MENNY Abd El Hafedh nato il 10.09.1962 e BEN MBAREK Kamel nato il 27.07.1982, tutti di origini tunisine in quanto responsabili del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12  D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286,  ovvero si associavano con altri soggetti al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari di varie nazionalità. I tre arrestati hanno condotto dalle coste libiche a quelle italiane tre imbarcazioni cariche di migranti di diverse nazionalità e tra loro numerosissimi minori (oltre 200) molti dei quali neonati.

In data 19 e 20 marzo al porto di Pozzallo (RG) giungevano diverse navi militari e civili che avevano soccorso in mare (OPERAZIONE MARE NOSTRUM), 3 imbarcazioni cariche di extracomunitari per complessive 500 persone.

Seppur soccorsi in distinti eventi SAR gli investigatori riuscivano, al momento dello sbarco, ad individuare gli scafisti delle rispettive imbarcazioni ed i migranti disposti a “rompere il silenzio” per riferire delle condizioni disumane imposte dai trafficanti per raggiungere le nostre coste.

I migranti narravano di essere partiti 5 giorni prima a bordo di tre imbarcazioni, dove venivano stipati dagli organizzatori libici della tratta di esseri umani. All’interno delle “carrette del mare”  i disperati venivano faticosamente fatti sedere uno accanto all’altro ed in alcuni casi uno sopra all’altro compresi i neonati tenuti in braccio per giorni. 

Le operazioni di sbarco venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico, operazioni alle quali partecipavano decine di Agenti delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.

Successivamente gli extracomunitari venivano ospitati presso i locali del C.P.S.A. sito all’interno della succitata area portuale al fine di sottoporli alle difficoltose e delicate fasi di identificazione da parte di personale del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica e dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Ragusa.

Dopo aver soccorso ed assistito i migranti, la Polizia di Stato iniziava le procedure di identificazione e di intervista dalle quali emergeva la loro paura per la presenza degli scafisti ancora tra loro.

Con un’attenta opera di convincimento alcuni migranti vincevano la paura di essere oggetto di ripercussioni da parte degli scafisti e riferivano alla Polizia Giudiziaria del gruppo interforze che si occupa delle indagini (Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri), le modalità del loro viaggio della speranza e dei rischi occorsi durante la traversata.

Tutti i migranti ascoltati come testimoni riferivano di aver deciso di fuggire dai loro paesi d’origine in quanto le condizioni di vita erano terribili, tra guerre civili e dittatura. Una volta deciso di scappare, la strada “obbligatoria” era quella di andare in Libia dove le organizzazioni criminali locali si occupano di reclutare i poveri disperati ed in cambio di circa 4.000 euro li mettono su imbarcazioni precarie per far raggiungere le acque internazionali dove poi chiedono soccorso in modo preordinato e strumentale al fine di essere trasportati in Italia.

L’esperienza e la professionalità degli investigatori della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ha permesso dopo lunghe ore d’indagine di addivenire all’esatta identità dei tre scafisti tunisini, responsabili di aver percepito ingenti somme di denaro al fine di procurare l’ingresso clandestino in Italia dei migranti messi in serio pericolo di vita considerate le condizioni dell’imbarcazioni utilizzate per la traversata. I testimoni dopo aver fornito un’attenta descrizione dei responsabili dell’organizzazione criminale, indicavano senza alcun dubbio coloro che avevano condotto l’imbarcazione. E’ chiaro che questi elementi fanno parte di una complessa associazione a delinquere gravitante in Libia ed in altri paese africani che da anni organizzano questi viaggi.

Le indagini durante oltre 36 ore continuative, condotte dal Gruppo Interforze che per ogni sbarco procede alle indagini senza sosta, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto gli autori di un reato così grave, per il quale centinaia sono i migranti morti durante le traversate per raggiungere le coste italiane.

Inoltre la Polizia Scientifica forniva un fondamentale elemento di prova a carico di uno degli arrestati che pochi mesi addietro era già stato fotosegnalato ed individuato come scafista.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, i tre arrestati sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea che è stata autorizzata dal Ministro della Giustizia a procedere nei confronti degli indagati, condizione necessaria perché il reato è stato commesso in acque internazionali. 

In corso complesse indagini con i gruppi di investigatori presenti in territorio estero sugli altri componenti dell’associazione a delinquere di cui i fermati tunisini fanno parte.

La Polizia di Stato, la Guardia di Finanza ed i Carabinieri stanno ancora continuando le indagini per gli altri sbarchi avvenuti sulle coste di Pozzallo con grande impegno considerando che in data odierna giungeranno altre imbarcazioni.

“L’impegno da parte delle Forze di Polizia responsabili delle indagini è rivolto ad individuare tutti coloro che sono responsabili della tratta di esseri umani, criminali spregiudicati che non esitano in alcun modo a mettere a rischio la vita di migliaia di migranti, compresi i bambini per il denaro”.

 

 

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