Mentre l’azienda sanitaria continua a rivendicare risultati positivi nella riduzione delle liste d’attesa, sul territorio emergono episodi che sollevano interrogativi sulla reale efficacia del sistema. A portare all’attenzione pubblica una vicenda emblematica è il Comitato Civico Articolo 32, che segnala quanto accaduto nei giorni scorsi a un paziente dell’ospedale di Modica. «La mattina del 16 […]
ARANCE E LIMONI SOTTO L’ALBERO DI NATALE DI AVOLA: LA PROTESTA DEL “MOVIMENTO DEI FORCONI”
08 Dic 2011 19:48
In Piazza Umberto I ad Avola è stato allestito dall’Amministrazione Comunale un grande albero di Natale. Il 10 dicembre alle ore 17.30 sotto i suoi rami addobbati verranno scaricati quintali di limoni e arance a simboleggiare il disastro economico che ha colpito la zona: la crisi che ogni anno si ripete stavolta riguarda gli agrumi, per questo il Movimento dei Forconi ha optato per questo tipo di protesta.
Sotto l’abete infatti nel Siracusano e nel Catanese non ci sono i regali di sempre. “E’ un Natale” – dichiarano i rappresentanti del Movimento – “triste, di ristrettezze economiche che chi è arrivato a compiere cinquant’anni non ricorda di aver vissuto.”
La pesante manovra del Governo Monti, la mancanza di lavoro, l’incertezza angosciante di un futuro sempre più avvolto da ombre, la crisi ormai divenuta cronica, gli assurdi prezzi della produzione nelle campagne, fanno di queste prossime festività più che un momento di gioia, un momento di tristezza.
Ma alle “sanguisughe”, cosi il Movimento dei Forconi definisce chi rilancia i prezzi al mille per cento, non vengono “regalati” solo limoni e arance, vasta è infatti la gamma di prodotti agricoli che dalle campagne partono lasciando a chi li ha lavorati un guadagno irrisorio.
La protesta degli agrumi sotto l’albero sarà l’ennesimo grido di allarme, stavolta in chiave natalizia, di una categoria da troppo tempo trascurata, quelle degli agricoltori siciliani che col passare del tempo si sono resi conto di vivere in un terra dove non si vuole affrontare alla radice un male che non ha sicuramente soluzioni semplici ma che ha urgentissimo bisogno di soluzioni coraggiose.
“Quando affronteremo una seria discussione sul prodotto estero che inonda i mercati, contraffatto come siciliano?” – si domanda il Movimento dei Forconi – “Quando imporremo alla grande distribuzione di dare ampio spazio ai prodotti di casa nostra, di chiudere la domenica, di pagare i fornitori a trenta giorni?”
Cose dette e ridette insieme ad altre mille cose rimaste inascoltate, che sicuramente non sono soluzioni definitive, che sicuramente non bastano: si faccia presto qualcosa di serio e soprattutto di strutturale, si abbandoni la strada degli articoli 16, 17 e 18 che somigliano più al contentino per zittire i bambini capricciosi che ad un’azione adeguata al danno di sempre. E anche per questo che sabato si continuerà con la strategia di lotta a questa sordità incomprensibile.
Ma i dubbi per il Movimento degli allevatori, contadini e agricoltori siciliani permangono: la diagnosi della sordità è infatti azzeccata? O si tratta piuttosto di incompetenza o addirittura di interessi diversi? A tutte queste domande deve essere data una risposta, ma i tempi non permettono lunghissime discussioni, tavoli, trattative. Se non si è in grado di farlo l’Assessore D’Antrassi passi la mano. Lombardo che vuole un popolo di Siciliani che lottino per i loro diritti e che scendano in piazza per le loro rivendicazioni, si convinca ad un cambio di rotta vero, reale, senza ipocrisie.
“Siamo ad un bivio caro Presidente” – concludono – “non sappiamo più quale strada imboccare. Lei invita alla rivolta e noi lo stiamo già facendo da tempo, anzi, avevamo invitato pure Lei già un anno fa a stravolgere i piani della politica siciliana. Tra il dire ed il fare ci rendiamo conto però che ci sono di mezzo gli interessi di ogni tipo, che stanno però conducendo i nostri territori alla morte. Noi comunque andiamo avanti nell’opera di costruzione di quell’esercito di indignados siciliani che, caro Presidente, non ce la fanno più ad ascoltare parole su parole nella terra del Gattopardo. Anche Tomasi da Lampedusa si è convinto che non è più tempo di cambiare tutto per non cambiare nulla. L’unico interessato a non averlo capito è il sistema di potere spesso pagato a peso d’oro. Ci sforzeremo di farvelo capire in tutti i modi democratici possibili: il 15 Dicembre saremo a Catania per ripeterlo ancora una volta ma non cercate di snobbarci, la democrazia è bella quando il dialogo è sincero. In caso diverso potrebbe trasformarsi in pura provocazione. I vecchi saggi ci hanno insegnato un detto antico: “Non c’è più sordo di chi non vuole ascoltare.” E a questo punto non ci resta che augurarvi Buon Natale!”
© Riproduzione riservata