APERTURE DOMENICALI DEI NEGOZI

“Quest’anno, forse per la prima volta nella storia della nostra provincia,  i negozi rimarranno aperti anche a Pasquetta. Seguiranno a ruota le aperture straordinarie (che oramai diventano ordinarie grazie all’entrata in vigore della recente norma sulle liberalizzazioni) del 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno, ferragosto, 1° novembre e 26 dicembre.” Inizia cosi’ l’intervento del Segretario Provinciale della Federazione del Commercio della Confsal, Giorgio Iabichella.

“L’entrata in vigore delle liberalizzazioni degli orari e giornate di aperture dei negozi, non salvaguarda le specificità territoriali e non garantisce un adeguata concorrenza tra la grande distribuzione e piccole imprese al dettaglio locali, con gravi penalizzazioni per tutti gli operatori, sacrificati da questa selvaggia deregulation che consente l’apertura degli esercizi commerciali 365 giorni l’anno”.

“L’avvento dei Centri commerciali nella nostra provincia  -continua Iabichella – avrebbe dovuto produrre benefici e prosperità per tutta l’economia locale, ed invece vediamo che molte attività, interne ai centri commerciali assumono i lavoratori in difformità del CCNL, retribuendo i lavoratori con pochissimi spiccioli e non consentendo i turni di riposo domenicale e infrasettimanale. Il disagio delle “commesse” cresce a dismisura, – denuncia Iabichella – essendo costrette a lavorare 365 giorni l’anno. La crescente disoccupazione non consente loro di lamentarsi. Molti lavoratori hanno paura anche di entrare al sindacato per chiedere informazioni sui diritti che gli spettano”.

Iabichella si chiede se “le liberalizzazioni sono un’ opportunità o un abuso su piccoli esercenti e lavoratori?”

“Inoltre, se le liberalizzazioni dovevano avviare la crescita, quanti sono i posti di lavoro effettivamente guadagnati? “

“E’ giusto che il lavoro deve diventare sacrificio o sfruttamento?” “Poste, banche, uffici pubblici saranno aperti di domenica? “

“Quali soldi noi consumatori dovremmo spendere se siamo in recessione? Forse e’ stato proprio l’incentivo ad uno sfrenato consumismo che ci ha portato in queste condizioni?”

L’auspicio è che non siano sempre i piu’ deboli a pagare una crisi che investe tutta l’Italia e che sia la cultura, e non l’economia, l’obbiettivo da ottenere.

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