Diventa unico il reparto di infettivologia che, di fatto, si concentra interamente all’ospedale Maggiore-Nino Baglieri di Modica. A Ragusa il reparto viene ristrutturato con servizi day-hospital ed ambulatoriali con beneficio per i reparto di oncologia e di urologia che incamerano i posti letto lasciati dall’infettivologia. La decisione dell’Asp di Ragusa non sta passando inosservata. L’intervento […]
Ancora credete a Capodanno?
28 Dic 2023 08:10
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
Io non riesco. Anche quest’anno non ho affatto la percezione della fine di un anno e dell’inizio di quello nuovo. Siamo tuttora nel cuore del tempo. Nel bel mezzo di un grande ballo in maschera. Dal finale promettente, ma non ancora scritto. La percezione della fine di un anno e l’inizio di quello nuovo psicologicamente noi la collochiamo a settembre. Tendenzialmente. Inconsciamente. Sin dalla seconda infanzia. Si chiudono le vacanze (o ferie estive che siano), il clima accenna una variazione sul tema, molti di noi ritraslocano. Affrontano un nuovo anno di impegni e prospettive (a scuola, come in ufficio, per dire) e lì, in alcuni casi, inaugurano relazioni umane nuove o semi-usate. È a settembre che danza in noi il labile senso di un brindisi al viaggio inascoltato, alla pagina non letta, alla musica non scritta. Ancora. A gennaio, da siciliano, io sono nel bel mezzo della traversata e, come sosteneva Flaubert, avverto nitidamente che cambierà soltanto una cosa nella mia vita: una beatissima milza. E in fondo questa cosina la sappiamo tutti, seppure ci crivelliamo amabilmente di auguri fosforescenti che evocano rivoluzioni rutilanti di serenità e felicità inaudite. A me basterebbe che il prossimo anno fosse simile al precedente. Nelle sue malinconiche perfezioni come nelle sue simmetrie di felicità non pirotecniche.
A tutti quelli che scrivono che il 2023 è stato un anno dignitoso, vorrei ricordare due, tre cose. Non riesco a liberarmi dalle immagini di due guerre non social tra haters della realtà. Quest’anno nessuno brinderebbe e nessuno farebbe i botti (secondo copione), e tutti siamo assorti in un meraviglioso trenino interiore che porta da Noi a Noi. In un orario di volta in volta diverso, che puntualmente è stabilito, non da una convenzione, ma dal sorriso e dal silenzio di ciascuno di noi, epici pendolari del tempo.
La domanda finalmente non sarà la solita riguardo a Capodanno “cosa faremo?”. La domanda sarà: “chi vogliamo essere?”
Se ho imparato una cosa ovvia da questa stagione, è che il tempo di ognuno di noi è prezioso. Quindi ho innanzitutto un proposito per il nuovo anno: frequenterò solo menti di gradevole aspetto.
No. Non è vero. Io non odio Capodanno. Diciamo che non lo stimo. Mi piace. Ma non ci vivrei. Ecco. Tutto qui. I botti contro gli animali, gli oroscopi contro i neuroni. I bilanci e i buoni propositi mi fanno incapsulare. Peraltro, che razzo di bilancio dovrei fare a metà anno, se sono ancora con l’asma fino al collo? Mi stupiscono sempre le intenzioni di cambiamento delle masse. Quando dichiariamo l’anno di svolta non siamo credibili.
Io mi tengo basso. Niente rivoluzioni latino-americane o primavere arabe o palingenesi dal nutrizionista o svolte lavorative e nuovi pilates.
Auguro semplicemente un anno di idee. Un 2024 di ironia. L’ironia ha un effetto afrodisiaco su questo Universo. Magari da un Buco Nero nasce un neurone. Tra la Via Lattea e la pista ciclabile.
© Riproduzione riservata