ANCHE QUELLA DI NON VOTARE E’ SCELTA CHE SI APPARTIENE ALLE PERSONE LIBERE

 Anni Quaranta.  I “volontari” dei comitati civici organizzati dalla DC, il giorno del voto, accompagnavano invalidi ed ammalati nei seggi elettorali. In auto o in taxi. Stessa operazione veniva svolta dai compagni del PSI e del PCI. Che, battuti sul campo, avevano sempre di che recriminare. Perfetta la rete della propaganda bianca: votare è un diritto, ma anche un dovere; chi si astiene dal voto viene segnalato alla Prefettura e quindi al Ministero dell’Interno! Una terribile minaccia per le famiglie che sognavano di espatriare in America. Il non voto avrebbe impedito loro di ottenere il “visto” da parte del Consolato americano di Palermo. Un vero guaio. Cattolici e credenti erano inoltre convinti che non votando si commettesse peccato. Non sappiamo se veniale o mortale. Ma peccato era.

Oggi che il popolo degli astensionisti, schifato dalla politica, ha raggiunto la maggioranza nel Paese, c’è ancora chi sostiene che non votare sia profondamente sbagliato.

Premettiamo subito, a scanso di equivoci, che, per quanto ci riguarda, non abbiamo mai saltato una sessione di voto, né, probabilmente, lo faremo mai. Per mentalità e convinzione. Ma questo non ci esime, per onestà intellettuale, dal porci una domanda di libertà. In tutte le sue espressioni. I cosiddetti astensionisti sono persone libere che protestano a modo loro. E ne hanno ben donde. Protestano contro la Casta, che si prende la libertà di rubare, di godere di privilegi illimitati, di piazzare amici e parenti nei posti di governo e sottogoverno della cosa pubblica, di favorire carriere, di organizzare scalate varie nel mondo della finanza con la complicità degli amici del quartierino, di creare patrimoni immensi con la connivenza di faccendieri senza scrupoli, di far morire di fame pensionati e precari, di fare di tutto e di più perché la democrazia di facciata continui a nascondere magagne e intrighi per lasciare tutto come prima. Di fronte a queste libertà che ledono e distruggono lentamente e inesorabilmente il tessuto morale, economico e sociale del Paese, gli astensionisti hanno o no l’ultima libertà di schifarsi non votando?  D’accordo o no, la loro è comunque una scelta legittima ed eloquente. Una specie di ultimo pacifico avvertimento, nella drammatica generale speranza che, da subito, senza perdere tempo, le cose cambino in fretta. Diversamente la fine è già iniziata.

 

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