Allagamenti a Marina di Marza: la protesta di una donna davanti al Parlamento. A Roma

“Quello che dico è documentato e me ne assumo pienamente la responsabilità. Sono dieci anni che andiamo avanti così”. A parlare è Silvana Bicego in rappresentanza del Consorzio Idraulico Volontario SAIE della Marza che è arrivata fino a Roma, dinnanzi al Parlamento, per portare avanti la sua protesta. Ma per raccontare questa vicenda lunga e tortuosa fatta di rimpalli di responsabilità, di lunghi silenzi e di molte battaglie, bisogna partire dal lontano 2008 e spiegare la gravissima situazione in cui versa il basso piano ispicese che rappresenta un’area ad altissimo rischio di dissesto idrogeologico: basta un pò di pioggia per fare allagare case e terreni. Come è accaduto anche di recente con danni e rischi per le persone.

Un problema che, nell’ex feudo della Marza, persiste ormai da decenni, causato dalla conformazione del territorio e fondamentalmente alimentato da due fattori: inadeguata manutenzione dei canali e cementificazione diffusa. Tutta l’area, composta da centinaia di abitazioni, è attraversata da canali di scolo e alcuni di questi sono di competenza del Consorzio di bonifica, altri appartengono ad altri assessorati della Regione ed altri ancora al Comune. E proprio questa commistione di titolarità ha portato al rimpallo delle competenze.

Ma per quanto riguarda l’area attraversata dai canali di scolo comunali, dal 2008, è in atto una vera e propria guerra tra i volontari che vorrebbero ripulire i canali, e dall’altra parte i privati che si oppongono perché accederebbero alle loro proprietà private, ed ancora il Comune che, secondo quanto sostenuto dai volontari, sta a guardare, o comunque non agisce con la tempestività che la gravità della situazione richiederebbe.

Silvana Bicego racconta: “Nel 2008 è nato il Consorzio Idraulico Volontario SAIE della Marza. Ci siamo chiamati Consorzio, piuttosto che “associazione” o “comitato” per volontà dell’ex sindaco Rustico. Il nostro obiettivo, infatti, era quello di creare un gruppo di lavoro che, in accordo col Comune, potesse mantenere puliti i canali di scolo. Abbiamo iniziato i lavori nel 2008 e, da inesperti quali eravamo, volevamo semplicemente dare una mano d’aiuto. Ebbene abbiamo pulito il canale Mastro per 3 km”.

I canali di pertinenza comunale che insistono alla Marza sono tre: Mastro, B e C.  E quella che all’inizio sembrava l’opera di buona volontà di alcuni volontari che agivano in sinergia con il Comune, ben presto si è rivelata una missione tutt’altro che semplice.

Silvana Bicego, però, ci spiega come l’opera di pulizia sia servita durante l’alluvione del 2012: “Il canale è riuscito a scolare 80 cm a mare e l’acqua è defluita in molto meno tempo rispetto ad ora, nonostante all’epoca cadde molta pioggia. E’ ciò è accaduto proprio perché le condizioni di pulizia del canale erano decisamente migliori”.

“L’allora vice sindaco Pellegrino ci chiese una mano d’aiuto per pulire il Canale C e prepararlo, così, alla manutenzione estiva. E naturalmente noi abbiamo accettato, ma da allora praticamente cominciano i veri guai perché nel 2015 la Regione dichiara che la competenza della pulizia dei canali di scolo è comunale, mentre all’epoca ci era stato detto che la competenza era regionale. Regione Sicilia manda così una diffida al Comune e inizia un rimpallo di competenze e una totale stasi che ci porta a protestare per 18 mesi davanti alla Prefettura di Ragusa”.

In effetti, nel 2015, un gruppo di circa 15 volontari e Silvana Bicego si trovano a stazionare davanti alla Prefettura con dei cartelli e degli striscioni. Nel frattempo, a Ispica cambia amministrazione comunale. Il Prefetto dell’epoca, dopo aver ascoltato varie volte i volontari e dopo averli ricevuti, decide di inviare una nota al Comune e viene così emanata un’ordinanza sindacale di manutenzione dei canali. A partire dal 2016, iniziano i sopralluoghi ma, come ci racconta Bicego, nessuna reale concreta operazione.

“Solo a settembre del 2016 abbiamo potuto ricominciare i lavori. Ma, purtroppo, da quel momento iniziano altri guai perché ci hanno cominciato ad ostacolare i privati”.

La battaglia del Consorzio, a questo punto, non è più con l’atavica indifferenza delle amministrazioni o degli uffici competenti o degli altri enti regionali, ma addirittura con i cittadini, una determinata fazione di Ispica che non vuole interferenze in quella che considera proprietà privata. Ispicesi contro ispicesi.

Le denunce ormai non si contano da una parte e dall’altra, sequestri continui di aree e mezzi, dissequestri, ore passate in caserma, ricorsi e contro ricorsi. Non sono mancati anche episodi di violenza fisica, una aggressione è stata anche ripresa dalle telecamere di video sorveglianza di una abitazione privata. Il privato, secondo il racconto della Bicego, sarebbe stato denunciato all’autorità giudiziaria per lesioni aggravate in concorso. Il motivo di questi attacchi e di queste risse è perché da un lato i privati difendono la proprietà privata dall’altra i volontari, nel voler svolgere un compito che gli è stato assegnato nella massima trasparenza e che sarebbe utile per evitare gli allagamenti, si trovano a dover abbattere muri e recinzioni per pulire i canali di scolo.

Emblematica è la situazione nel cosiddetto “canalone mastro”, quello che percorre per chilometri e chilometri Marina Marza fino a sboccare a mare; ad certo punto, sorge il muro di un’abitazione proprio al centro del canalone e situazioni analoghe ci sarebbero anche nel percorso del canalone C.

Per un certo periodo, era stata sequestrata anche la ruspa utilizzata per i lavori di pulizia fino a quando il 28 dicembre 2018 il tribunale di Ragusa emette un’apposita ordinanza e restituisce il mezzo alla ditta che aiutava a fare i lavori.

E adesso? Adesso nulla. I privati impediscono i lavori mettendosi davanti alle ruspe. Ancora una volta il Consorzio è tornato dall’Amministrazione ma tutto si è risolto in un nulla di fatto ed è per questo che Silvana Bicego ha deciso di portare la sua protesta silenziosa e (quasi) solitaria a Roma: “Sono rimasta a Roma dall’8 ottobre al 26 ottobre, quando poi sono tornata in seguito all’alluvione. Al momento, a Roma ho solo ottenuto dei contatti. Sta di fatto che alla Marza, come sempre accade durante i temporali, è tutto allagato, proprio come dieci anni fa. Con la differenza che siamo passati da 80 cm di getto a mare a 10 cm. Oggi, l’acqua scende appena 1 cm al giorno, chissà quanto tempo ci vorrà prima che defluisca del tutto. Per ottenere qualcosa ho dovuto protestare 18 mesi davanti alla Prefettura di Ragusa. Non ho idea di quanto tempo ci impiegherò a Roma. Ma pulire il canale e sistemarlo è l’unica soluzione per evitare l’allagamento. Noi chiediamo solo che venga rispettata la legge. I canali devono essere liberi”.

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