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ALFABETO DELLE ALPI, SCHERZO LETTERARIO
22 Nov 2010 19:01
Ibleide…come una dolce lusinga riemerge dal memore canto penetrante e soave l’essenza delle tue calcaree vanità. (Grazia dormiente). Il tocco soave e pur tormentato del maestro Sergio Carrubba accompagna la lettura di Alfabeto delle Api, Scherzo Letterario, Edito Prova d’Autore. È il Poemetto di Grazia Dormiente presentato sabato 20 novembre al settimo appuntamento del Caffè Letterario a Modica. Definire questo scricciolo di donna è impresa ardua, ancor più arduo è, però,tracciare le linee guida del poemetto che il Presidente del caffè Domenico Pisana e i relatori che sono intervenuti hanno presentato. A volte la difficoltà di spiegare la poesia sta nella intrinseca difficoltà di decodificarla in questo caso la difficoltà sta nella sua ricchezza e semplicità disarmante. È Grazia Dormiente. L’intervento di Domenico Pisana ha puntato l’attenzione sull’aspetto letterario: tutta la letteratura dalle origini ai giorni nostri è costellata di esempi che hanno per tema le Api.
Con l’intervento del Professore Mario Grasso si è guardato a Grazia Dorminete poetessa. Grasso ha definito il saggio “un canto…momento di empatia tra due realtà spirituali, quella rituale dell’uomo e quella doppiamente magica e perseverante delle api”. Poi il relatore lascia una curiosità in chi lo ascolta: quella di cercare di scoprire come la regina di tutte le api, la poesia, sia stata espressa dalla sua ninfa prediletta Grazia Dormiente. Il terzo intervento è stato quello ricchissimo di spunti da parte di Lucia Trombadore. La studiosa ha evidenziato che leggendo il poemetto si ha l’impressione che la poetessa abbia compiuto un viaggio iniziatico. È il viaggio compiuto nella storia dell’uomo e del suo rapporto con la natura. È il viaggio nelle primordiali forme espressive,la danza e il ritmo. È il viaggio nella consapevolezza del sé attraverso la conservazione della memoria della tradizione. Molti di noi presenti tenevano il poemetto tra le mani durante la lettura da parte di Ernesto Ruta e Ornella Fratantonio e molti si sono accorti che l’inno è preceduto da una sorta di premessa: Luoghi tematici in cui, Grazia tra le righe, ci consegna un’ antichissima tradizione , quella del mielaio tramandola in forma di poesia come, solo il tratto innamorato del mondo del poeta sa fare.
Dal passato riemerge un’arte antica, memoria di gesti e rituali dimenticati. Luoghi tematici non è una prefazione ma un ricordo della poetessa , un ritorno dell’anima a luoghi antichi serbati dal tempo e gestualità dimenticate. È un modo di preparare l’animo del lettore al meraviglioso mondo della descrizione di operosità antiche descritte più avanti…Divertite danzano descrivendo doni di dolcezza disarmante,dopo, dondolandosi, dissimulano disincantate distanze dove esploratrici ebbre effondono esoteriche essenze…Un inno alla vita. È la descrizione di Ibleide. E in questo affresco palpita il cuore del lettore disorientato davanti alla descrizione che non è vaneggiare di sciorinamenti di parole in sequenza ma altissimo e pur profondo canto alla magia della natura che richiama echi lontani in cui sono incisi canti in dialetto come quelli di Elio Galfo per esempio o poesie dal profondo del ricordo come quelle di Meno Assenza. Gesti antichissimi di cui prima la poetessa ne osserva i rituali e poi puntuale li converte in descrizione dell’anima: i gesti, codificati dalla tradizionale grammatica dell’apicultura iblea e dall’eredità generazionale, rinnovano per noi , insoliti e perplessi spettatori, la fascinosa operazione della casa delle api.
Non manca la denuncia di un atteggiamento di odiosa indifferenza che porta all’inesorabile alla perdita della memoria e dunque all’annientamento di quella identità culturale che è alla base del sentirsi appartenenti ad una comunità: alla precarietà di un mercato mellifero poco redditizio e all’assenza di una normativa…il mieleio risponde con la tenacia dell’uomo ibleo che intende salvaguardare al sua identità. Nel corso della descrizione la Poetessa non perde occasione per sorprendere il lettore che riamane disorientato felicemente davanti ad una descrizione che quando può diviene canto gioioso alla natura: la campagna modicana, animata dal brulichio di insetti e di sussurri cespugliosi, nel maggio siculo ci regalava, insieme con la solarità, il più vistoso fenomeno del ciclo annuale della vita delle api: la sciamatura.
Grazia Dormiente dona al lettore distratto e a quello attento descrizioni raffinatissime di usi tradizioni e codificazioni antichissime,catturando i distratti e imprigionando per sempre gli attenti. Alfabeto delle api è però molto di più: è poesia. Va letta e riletta perché come ogni poesia regala sempre ad ogni lettura emozioni di cui solo il poeta è custode, a chi legge non resta che dissetarsene. (Marcella Burderi) (Nella foto: la professoressa Grazia Dormiente).
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