AL SINDACO NON PIACE IL CONTROLLO DEI CITTADINI

In margine alla petizione sulla tasi non potevano mancare le reazioni del sindaco Abbate. Ricordo che la sottoscritta ha presentato una petizione con cui 1.459 cittadini hanno chiesto, ai sensi di legge, che il sindaco renda pubblici i conti analitici della tasi. Implicitamente i cittadini vogliono sapere come è stato calcolato il costo di ciascun servizio; e se non è stato calcolato in modo analitico, per cui può sorgere sospetto che, nelle maglie del calcolo, possano celarsi aumenti arbitrari del tributo, vogliono che sia ricalcolato e risottoposto al loro controllo. Le ragioni dell’iniziativa non sono solo dirette ad esercitare un diritto che la legge riconosce ad ogni cittadino ma, anche, a dire a chi ci governa, nel caso di specie al sindaco Abbate, che lui non è il capo indiscutibile, quasi un novello despota, della città: egli è un semplice servo del popolo e, come tale, da servo deve comportarsi. Il popolo è capo indiscusso e indiscutibile, nonché padrone della città per definizione. Nessuno è sopra di lui. Questa lezione, però, Abbate non la vuol capire, e convinto com’è di essere il capo di qualcosa, ne ha combinata un’altra delle sue. Eccovene il resoconto.

La sottoscritta ha chiesto, all’Ufficio competente del Comune, di affiggere alcuni manifesti in cui figura una vignetta e, in alto, quasi a campeggiare, una scritta dai contenuti molto elementari: «I cittadini vogliono conoscere i conti della tasi». In fin dei conti stiamo parlando dell’esercizio del diritto di controllo che il sindaco dovrebbe essere contento di agevolare. Immediatamente mi chiedono 75,00 euro per diritti di affissione che, verso, senza battere ciglio. I manifesti vengono affissi. Il giorno dopo, però, lo stesso affissionista li copre con dei manifesti stampati dal comune, in cui si comunicano i programmi delle feste natalizie. Mi si spiega che quelli in cui erano stati affissi erano spazi istituzionali. Chiedo il regolamento comunale delle pubbliche affissioni e trovo che gli impianti si classificano in tre classi: impianti per finalità istituzionali, impianti per finalità funerarie e impianti per finalità commerciali (art. 25). Il mio manifesto non è né commerciale, né funerario. Diciamo che si avvicina a quelli istituzionali. Anche in considerazione del mio mandato di consigliere comunale. Per altro, all’articolo 26, secondo comma, è chiaramente scritto:

 

«Le superfici istituzionali sono affidate esclusivamente alla gestione del Servizio Affissionistico del Comune, da installarsi secondo le previsioni del Piano e saranno individuate con un quadratino posto sul supporto in alto a destra.»

 

In realtà il Piano non esiste e il quadratino è rimasto nelle loro teste. In breve, le superfici istituzionali non esistono. Ma anche se esistessero, il sindaco non potrebbe ordinare che i suoi manifesti siano affissi sui miei che, secondo il timbro posto dallo stesso Ufficio comunale, scadevano il 28 di dicembre, ossia un giorno che, oggi è il 24 dicembre, deve ancora venire.

In breve, stamattina un avvocato ha diffidato il Sindaco dal continuare in questa attività di oscuramento, ingiungendogli di far procedere all’immediata riaffissione del manifesto per agevolarne la lettura alla cittadinanza.

Ovviamente i manifesti oscurati vanno posti a carico del sindaco che dovrà procedere a ristamparli e a farli affiggere a sue personali spese.

                                                             

     

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it