AL FUOCO, AL FUOCO!

Avevamo ospitato a mezzodì, sul nostro giornale, la lettera al Direttore di un lettore che, esprimendo stupore per i fatti relativi al settore della formazione, si chiedeva quale fosse la situazione nella nostra provincia, in ordine alle revoche di autorizzazione e al licenziamento del personale.

Il lettore, evidentemente, è un attento osservatore dei fenomeni politici che si stanno svolgendo in Sicilia, di questi tempi, avendo precorso, di poche ore, un argomento che giunge , mentre scriviamo, agli onori della cronaca nazionale.

Come è stato già riportato dal nostro giornale, nel pomeriggio il Presidente Crocetta si è recato in Procura per denunciare la telefonata di un sindacalista che avrebbe espresso pesanti minacce nei confronti dello stesso Presidente, dell’assessore Scilabra e della Dirigente generale Anna Corsello, dicendo: “non vi rendete conto della linea che avete preso – riferendosi all’assessore Scilabra e al dirigente generale Anna Corsello – io stesso pagherò la benzina per darvi fuoco e al Presidente Crocetta non basteranno neppure cento uomini di scorta per salvarlo”.

Tutto nasce dalla conferenza stampa di venerdì in cui Presidente e Assessore hanno precisato i termini degli interventi riguardanti la formazione professionale nell’isola.

Sintetizzabili nella cancellazione di 235 enti dalle liste regionali e nell’avvio della procedura di revoca per altri 43 enti. L’operazione di cleaning , avviata anche nei confronti di strutture che fanno capo a big della politica siciliana, riguarda anche il mega fondo da 800 milioni per la formazione, sulla cui reale esistenza gli attuali amministratori dubitano, mentre i membri del precedente governo assicurano che i fondi sono stati messi al sicuro nel Piano Giovani. Ma ad essere coinvolti nell’intrigata vicenda sono soprattutto i diecimila lavoratori del settore per cui si prospetta un futuro denso di nubi e quanto mai incerto.

In conferenza stampa Crocetta aveva assicurato che i lavoratori sarebbero stati tutelati in tutti i modi, riguardando le azioni anche e soprattutto quegli enti che avevano incassato i fondi regionali ma non si erano preoccupati di pagare gli stipendi ai dipendenti.

Proprio per i lavoratori Crocetta aveva speso parole estremamente interessate: “I lavoratori stiano tranquilli, stiamo lottando per loro. L’avvio del procedimento di revoca nei confronti di diversi enti è fatto per difendere i lavoratori della formazione, malpagati, sfruttati, utilizzati spesso dagli enti per difendere i privilegi dei padroni degli enti stessi in una sorta di circolo parassitario e antidemocratico”

In particolare aveva loro rivolto un appello per non farsi strumentalizzare aderendo a scioperi che non servono a tutelarli, ma a difendere i loro aguzzini.

In un primo momento si erano avute reazioni dai sindacati, che confermavano una protesta per lunedì, di fronte agli uffici dell’Assessorato: tutti erano concordi per esigere una soluzione urgente al problema dei lavoratori, stigmatizzando l’invito del Presidente a non intraprendere azioni di lotta.

Il tentativo di intimidazione di oggi fa salire la tensione in maniera esponenziale e sarebbe opportuno risalire al responsabile del vile atto al fine di fare chiarezza fra le parti. A parole infatti tutti si mostrano disponibili alla legalità ma quando accadono fatti incresciosi come quello odierno, non si levano alte voci di netto dissenso. Non si vuole ascoltare il tintinnio delle manette bensì un comunicato di netta presa di distanza e di espulsione da qualsiasi forma organizzativa assimilabile al sindacato per un soggetto che, per la gravità delle minacce non merita di stare in un consesso di gente civile.

Come ha fatto giustamente rilevare il Presidente Crocetta è inconcepibile come le parole di gravi minacce siano state pronunciate da un sindacalista, anche dopo il pronunciamento di sicura tutela per tutti i lavoratori.

Preoccupante è anche il silenzio dei sindacati, almeno fino al momento in cui scriviamo, di fronte alle minacce ricevute da Crocetta, mentre fino a poche ore prima si sprecavano i comunicati che lanciavano messaggi al Presidente per precisare che l’azione del sindacato era rivolta esclusivamente alla tutela dei lavoratori, per cui si stigmatizzavano le sue parole contro la protesta e si auspicava chiarezza in merito alle eventuali responsabilità.

In ogni caso, dai sindacalisti, per quanto riportato dai giornali, non c’era nessun cenno chiaro di plauso per l’azione di pulizia e già questo pone inquietanti interrogativi sulla condivisione da parte degli stessi dell’azione tendente a riportare la legalità nel settore.

Anche per questo pensiamo che la vicenda non sia destinata a esaurirsi in breve.

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