Aiello sui disordini di Vittoria: “Io non sapevo cosa avrei trovato dietro la porta”

Il candidato sindaco Francesco Aiello, protagonista ieri di una scampanellata a tarda sera da parte di un gruppo di “manifestanti”, ha inviato una nota spiegando la sua posizione.

 

“Puo’ accadere in questa citta’ che un cittadino, che sta a casa sua, gia’ a letto per risposare, venga svegliato da urla grida e bombe carta, che venga disturbato col suono continuato del citofono, per non meno di 10 minuti, chiamato per nome e cognome da gente di ogni specie, mista, di serpenti e persone per bene, li’ dove si aggirano ( visti i filmati di Piazza Italia ) pregiudicati noti per gli attacchi personali ad Aiello, e bravi ragazzi trascinati nella mischia.
Sono sotto casa a suonare il citofono.

E la Polizia? Come si puo’ fare a non intervenire? Non sapevano chi abitava li’ dove si erano ammassate tante persone, in agitazione, e a cui continuavano a citofonare col dito bloccato?
Mi vesto e scendo.
Solo e senza sapere cosa avrei trovato esattamente, tra bombe carte e provocazioni.

Quelli che li hanno mandati da me, a casa mia, ora, fiancheggiati da una solita, indegna campagna di disinformazione a pagamento, sviano le tracce altrove e scaricano il loro veleno.
Sono sceso per dignita’ di me stesso e della mia funzione, e non ne sono pentito: combatto con gentaglia meschina, quella che si e’ mangiata la citta’ e l’ha fatta sciogliere per condizionamento mafioso e corruzione.
Ma io  non sapevo cosa avrei trovato dietro la porta che ho chiuso alle mie spalle. Anche se nel pomeriggio avevo colto qualche sussurro circa la possibilita’ di qualche provocazione. A cui non avevo prestato alcuna attenzione. Dunque mi sono rivestito, sono sceso per affrontarli.

Ho visto subito qualche volto amico e facce di giovani, tante facce, occhi vivaci, dispersi.
Ed e’ con loro che ho parlato. Solo per loro. Invitandoli a rientrate a casa, a battersi correttamente, senza fare del male a nessuno.
Ma mi bruciava e rasserenava il disagio di vedere quei giovani che gridavano il mio nome sotto la mia casa, che chiedevano una via di sbocco alla loro inquietudine.

Li ho messi in guardia. Ho detto loro che prima bisogna ragionare ed essere liberi.
E li ho sentiti vicini, figli di Vittoria, citta’ difficile.
Nutro sdegno pero’ per coloro che hanno cercato di strumentalizzarli, senza riuscirci, sotto la mia casa.
Solo per dignita’, perche’ non sono un vigliacco, ho scelto di scendere, di andare fuori: e perche’, in ogni caso,
mafiosi, banditi e fasciocamorristi non mi fanno paura.
Che dirvi? Chiedere scusa per la mascherina? Vi chiedo scusa: in quel momento avevo altro a cui pensare!
Un abbraccio a tutti i giovani di ieri”.

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