AEROPORTO DI COMISO, LE PRECISAZIONI DI ALFANO

Il sindaco Giuseppe Alfano, in merito all’articolo apparso domenica 10 giugno u.s. su  Repubblica.it, intitolato “Comiso, pagati per non far nulla nell’aeroporto dei fantasmi”, a firma di Antonio Fraschilla il sindaco Giuseppe Alfano ha ritenuto il contenuto dell’articolo inesatto e, spesso, non veritiero. Ha quindi inviato una lettera aperta al direttore responsabile de “Repubblica.it” dott. Vittorio Zucconi  e al direttore responsabile de “La Repubblica” Ezio Mauro per chiedere rettifica dello stesso e ristabilire la verità dei fatti. 

Si allega integralmente il testo. 

 

“Le affermazioni che formano oggetto del contenuto dell’articolo del giornalista Antonio Fraschilla sono ora, inesatte, ora prive del tutto di fondamento, e richiedono una rettifica. 

In primo luogo l’aeroporto non è stato completato nel 2007. Il 30 aprile 2007 è stata inaugurata, solo la pista,  ospite l’allora vice presidente del Consiglio dei ministri on. Massimo D’alema,  il cui airbus è atterrato su di essa ma la cui assistenza di volo è avvenuta da Catania. Per il resto, l’aeroscalo era ancora un cantiere di lavoro: la realizzazione dell’aerostazione e della torre di controllo era appena iniziata. L’aeroscalo non è diventato operativo già allora  per il semplice fatto che è stato completato solo alla fine del 2010. Strano che la solerzia del cronosta non lo abbia indotto a rilevare che per il completamento dell’aeroporto l’Amministrazione Alfano ha dovuto accendere un mutuo di 3,3 milioni di euro e chiedere un prestito a Soaco Spa di poco meno 1,2 milioni di euro dal momento che nelle casse comunale non ha trovato il becco di un quattrino dalla vendita delle azioni dell’aeroporto effettuate dall’Amministrazione Digiacomo. Quei soldi, che avrebbero dovuto essere destinati ad investimenti per l’aeroporto, infatti, servirono a pagare i debiti del Comune che con l’aeroporto nulla avevano a che fare, evidentemente per favorire le fortune elettorali di esponenti di quella Amministrazione che si apprestavano a candidarsi.Su questo punto, invito il giornalista Fraschilla a realizzare un reportage sul modo in cui quei soldi sono stati spesi. Da allora, l’Amministrazione ora in carica, subentrata alla precedente nel giugno del 2008, non è rimasta inerte ma si è attivata, di concerto con la società di gestione, per esperire le procedute finalizzate alla certificazione e collaudo dell’infrastruttura  e alla certificazione della società di gestione, un iter complesso e lungo che richiede tempo. 

In secondo luogo, l’allusione a sessanta vigili del fuoco che “proteggono uno scalo fantasma” e sono pagati per “per girarsi i pollici tutto il giorno”, al di là di una caduta di stile nei loro confronti, è espressione offensiva che non corrisponde al vero e opportuno sarebbe stato che il cronista, piuttosto che prendere per ora colato una velina che gli è pervenuta, si fosse informato con chi avrebbe potuto dargli informazioni veritiere. Per quanto mi riguarda, mi scuso coi vigili del fuoco in questione benché non sia certo io l’autore o l’ispiratore di quell’articolo. Al Comando provinciale dei vigili del fuoco, in particolare al comandante Emanuele Carano, che si è da sempre prodigato a favore dell’aeroporto di Comiso, velocizzando al massimo le incombenze di propria competenza, al personale tutto e, in particolare, alle sessanta unità cui il cronista si riferisce, va la mia solidarietà per l’impegno incessante profuso nel loro lavoro, spesso rischioso, a tutela del territorio e dei cittadini iblei. 

Infine, il cronista si imbarca sulla polemica dell’intitolazione dell’aeroscalo, senza conoscere storia e fatti. L’aeroporto già ab antiquo era intitolato al Generale Vincenzo Magliocco e tale nome non ha mai smesso di portare, invece si insinua che all’aviatore  l’aeroporto è stato intitolato dal sottoscritto. A Pio La Torre fu deciso di intitolarlo dalla Giunta Digiacomo solo nello stesso 2007, ma il Tar di Catania, rilevando un vizio formale in quella delibera, ha ribadito la legittimità della sua revoca. Il cronista, avrebbe dovuto sapere, se non lo sapeva avrebbe fatto meglio a informarsi, che sotto il profilo giuridico mai l’aeroporto di Comiso è stato intitolato a Pio La Torre e questo la dice lunga sul pressapochismo della Giunta Digiacomo. Uno dei tanti pasticci che ha partorito in quegli anni. Perseverando nell’errore, il cronista attribuisce alla Regione Siciliana la determinazione d’aver cambiato nome all’aeroscalo comisano. Non solo non è vero – è stata solo l’inopportuna anticipazione di volontà di un assessore dimissionario che, proprio per questo, lascia perplessi – ma non potrebbe nemmeno farlo perchè proprietario dei manufatti realizzati sull’area in cui insiste l’aeroporto è il Comune di Comiso e soltanto a quest’ultimo spetta la decisione. 

Questo per opportuna precisazione e per ristabilire la verità dei fatti, alquanto travisati”. 

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