ADOLESCENZA IL DISADATTAMENTO

Quando si parla di disadattamento ci si riferisce a quei comportamenti che le persone (soprattutto se in via di sviluppo, come gli adolescenti) assumono, ponendosi in contrasto con le norme e le regole della società che le circonda. Il “disadattato” in sostanza è quell’individuo i cui comportamenti appaiono “deviati” dalle norme costituite. Se un adolescente per esempio si allontana da ciò che si è fissato dalle norme sociali, deludendo in tal modo le aspettative che gli altri hanno del suo comportamento, viene definito molto facilmente un disadattato.

La comune esperienza presenta moltissimi casi possibili di disadattamento, dal ragazzo che non rende a scuola, ai giovani adolescenti che rubano, che usano la droga, che si danno alla prostituzione, al crescente bullismo, ai seri problemi nutrizionali che sfociano nell’anoressia, bulimia, depressione  e così via.

Le cause che possono portare a queste forma di disadattamento sono molteplici  dall’ereditarietà alle malformazioni anatomiche, all’ educazione familiare,alla non corrispondenza tra le proprie e le altrui aspettative, all’appartenenza a gruppi minoritari,all’ incontro con culture diverse.

Prolungarsi sulle suddette cause necessita di  spazi più ampi e ci riserviamo di elencarli volta per volta.

Quello che si ritiene,  oggi come non mai, in quanto la società è “sprovvista” di norme, confusa e diseducativa, soffermarsi sull’orientamento come fattore di prevenzione del disadattamento.

La necessità di operare una scelta che sia corrispondente, nel mondo sia nel lavoro che  nella vita sociale e nella scuola, alle proprie capacità ed attitudini è un fatto che deve considerarsi assodato.

Solo in questo modo infatti diviene possibile per l’individuo realizzare più adeguatamente se stesso e non trovarsi in condizioni di disagio, se non di conflitto, nei confronti delle proprie ed altrui aspettative.

Per tale motivo, su tutto il territorio nazionale, devono rafforzarsi organizzazioni apposite che, mediante personale specializzato (quali psicologi, sociologi, assistenti sociali) che devono cercare  di assicurare all’adolescente la possibilità di una propria più consona scelta, sia per il proseguimento degli studi che per l’inserimento sociale e lavorativo. Per far ciò si fa riferimento alle attitudini, alla personalità (intesa globalmente) alle possibilità oggettive dell’adolescente, L’opera di orientamento non deve però essere limitata al particolare momento in cui l’alunno si trovi di fronte al bivio tra la scuola, società e lavoro e debba perciò essere aiutato ad operare una scelta effettivamente coerente con le sue possibilità, ma essere svolta anche lungo tutto il corso della vita scolastica e non, e ciò per fa si che  lo studente non arrivi impreparato al momento in cui dovrà operare una scelta.  Quest’ultima sarà allora il frutto di una maturazione avvenuta durante tutto il corso degli studi attraverso la catena scuola-società-famiglia.

Pertanto l’orientamento, viene a porsi ancor più come un fattore di prevenzione del disadattamento sempre che non si tratti di un intervento saltuario ed occasionale, ma di uno strumento costante di aiuto allo sviluppo dell’individuo. In questo senso lo psicologo, o comunque l’operatore sociale, si trova ad affiancare l’azione educativa degli insegnanti  e delle famiglie, facendo rilevare al momento giusto quegli eventuali scompensi e quelle alterazioni molto frequenti nel corso dell’educazione  che solo li occhi degli esperti possono percepire al loro primo manifestarsi ed addirittura prevenire.

E’ bene ricordare che il termine “educazione” deriva dal latino  e-ducere cioè trarre fuori. Dunque l’educazione dovrebbe concretizzarsi in un particolare processo per cui l’individuo adulto o la famiglia provvedono a far esprimere ad un individuo più giovane tutte le sue capacità e tutte le sue attitudini, favorendo così lo sviluppo di un pensiero libero e creativo.

Purtroppo, molte volte sarebbe più adatto far derivare il termine dal latino in-ducere, cioè condurre dentro. Spesso infatti, piuttosto che favorire il libero sviluppo della personalità individuale, si è portati a spingere all’interno di questa (come si fa per spingere l’acqua nelle condotte forzate )delle nozioni ad essa estranee. Le cause sono molteplici: la scuola limitata a sé stessa, la famiglia, la società che detta norme confuse ed indubbie e situazioni sociali  fuorvianti (abuso eccessivo di internet, cellulari che sostituiscono il rapporto fisico e il colloquio diretto) etc.

Il supporto di Centri di orientamento preparati, presenti, dovrebbero essere  “obbligatori” e costanti affinché si superano le barriere di “omertà bonaria” della famiglia (in non accettare il disagio del proprio figlio) e  dello studente/adolescente stesso che con comprende.

L’ampliamento di Centri Orientativi a largo raggio permettere non solo agli studenti  di vedere diminuito  di molto il rischio di un inserimento non adatto e mal riuscito nel mondo sociale e nel lavoro, ma anche  gli insegnanti e gli altri educatori avranno anche un valido strumento di verifica della propria azione educativa e della propria attività didattica.

  Osservatorio Interpartitico- Associazione il Suono del Cuore – ONLUS

 

 

 

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