ADESSO E’ LA MODA DEI CALCIATORI BARBUTI. VERRA’ IMITATA DA TANTI.

Appare ormai evidente, e definitivo, che in Italia si procede seconda la moda del momento. Non mi si dica che è così in tutto il mondo: minchiate. In Inghilterra (per rimanere ad un ambito moderno ed occidentale) a seguire la moda (e in quel caso specifico il più delle volte a crearla la moda, specie adesso che celebriamo il cinquantesimo anniversario del primo 45 giri dei Beatles) sono in pochissimi, una esigua minoranza. Il resto, la gran parte della popolazione, vive secondo le proprie attitudini, le proprie esigenze, i propri gusti.

Da noi invece le percentuali si invertono. E non si creda, come anche io credevo fino a non molto tempo fa, che al fenomeno risultano sensibili le sole donne (se quest’anno è stata di moda la scarpa colla zeppa ne abbiamo viste di signore avanzare come fossero astronauti sulla Luna). Anzi: sono sovente gli uomini ad andare dietro ad una moda, anche a rischio di apparire ridicoli (un esempio? Le camice strette e sagomate che, indossate dai modelli di Dolce&Gabbana sono una cosa, indossate da mio cugino di duecento chili di lardo sono tutt’altra). Ed ho scoperto anche un’altra cosa: che gli uomini – molti, non certo tutti, per carità – seguono la moda imposta dai calciatori. Furono prima i capelli lunghi con la fascetta a tenere sgombri gli occhi (Paolo Maldini), poi il marsupio prima attorno alla vita e poi a tracolla (tutti i giocatori), e infine i tatuaggi (tutti – anche in questo caso – i giocatori tatuati, perfino il divino Alessandro Del Piero).

Il campionato appena iniziato ha lanciato la moda della barba lunga. A dire il vero già lo scorso anno se ne erano viste di barbe lunghe: Nocerino del Milan e sopratutto De Rossi della Roma. Ma da settembre scorso abbiamo visto ad usum fidel anche insospettabili come Pirlo della Juventus e ragazzini semi-imberbi che sono evidentemente “costretti” a seguire la moda (sempre meglio dei capelli a cresta di Hamsik del Napoli) fino a incontrare nell’etere modelli invero imbarazzanti (un esempio su tutti, un tale Gianmario Piscitella, ventenne attaccante del Genoa, che non ha un solo pelo dalla mandibola agli zigomi, e si è quindi fatto crescere la barba, tra l’altro rossiccia, solo sotto il mento, con un effetto clownesco).

Ma a pensarci, si potrebbe approfittare della grande capacità comunicativa, anche se spesso del tutto involontaria, di questi moderni gladiatori, per lanciare messaggi che però siano socialmente sani, quando non utili. E per farlo basterebbe fornire di apposite sotto-maglie i giocatori che segnano spesso. Un Giovinco con la maglia con la scritta “non pagare le tasse è un reato”, oppure Totti con la maglia e il messaggio “fare volontariato fa bene alla salute”, o ancora un Cavani e la scritta “vuoi bene a tuo figlio? Proteggi l’ambiente”. Insomma, c’è da sbizzarrirsi, e – volendolo – anche a livello locale. Per esempio, al bomber del Ragusa Calcio si potrebbe fare indossare una maglietta da mostrare al primo gol utile con la scritta (una delle tante che potremmo suggerire): “tra i candidati alla Assemblea Regionale Siciliana (erede diretta del più antico Parlamento d’Europa) c’è anche chi è stato condannato dalla magistratura della Repubblica italiana in via definitiva alla perpetua radiazione dai pubblici uffici per il reato di peculato (che da dizionario significa appropriazione di denaro o altro da parte di un pubblico ufficiale o di un incaricato di pubblico servizio). Con una condanna di questo tipo, ci si può candidare a sedere tra i deputati regionali? Non sarebbe più dignitoso ritirarsi a vita privata sperando nell’oblio quantomeno dei concittadini?” Certo, un po’ lunghetta come frase da stampare su una maglietta. Forse è il caso evitare, e scrivere solo e soltanto “Viva la libertà”, anche di fare figure ridicole.

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