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Addio Paolo Villaggio, il tempo e’ piu’ veloce dei ricordi
05 Lug 2017 20:44
In questo triste momento, caro Paolo non posso esimermi dal rivolgerti
l’ultimo saluto e un affettuoso ricordo di quando eri in vita.
Sembra ieri quando giovane universitario ti ho incontrato per
la prima volta a Genova nei sottofondi del
Ponte Monumentale sopra via XX Settembre. In quei locali venivano
eseguite le prove per preparare lo spettacolo universitario di varietà che
ogni anno veniva organizzato dalla Baistrocchi di Genova. Una sera io e un gruppo di colleghi del secondo anno siamo
venuti a fare un’audizione nella
speranza di essere scelti come promettenti
attori dello spettacolo. Il tuo rude carisma mi era rimasto impresso, dopo aver
visto le nostre prestazioni con la battutaccia “ siete proprio degli imbranati”
ha fatto crollare sul nascere le nostre aspirazioni artistiche.
Da allora erano
trascorsi più di cinque anni, io ero stato assunto come vice capo progetto alla
Cosider che allora realizzava, su mandato dell’Italsider, gli impianti
siderurgici presso lo stabilimento di Taranto. Ricordo bene, ad un tratto
squillò il mio telefono e dall’altro capo del filo ho sentito: “Dr. Giudice
sono Paolo Villaggio quando vuole passi dal mio ufficio che le liquido alcune
note spese”. Andai subito, ero curioso di sapere se era proprio lui, quello che
aveva stroncato fortunatamente la mia carriera artistica. Così quando sono
entrato nel suo ufficio mi son trovato faccia a faccia con Paolo Villaggio in
carne ed ossa. Lui era un dipendente dalla Direzione amministrativa della
Società.
Che bei ricordi, era uno spasso averlo come collega, con
quel viso d’angelo malizioso ne aveva sempre una pronta di battute. E’ stato
proprio in quell’ambiente che fabbricò tutti i suoi personaggi, “il rag
Fantozzi, i Fracchia e tutti gli altri”. Paolo con la sua arguta intelligenza,
da quelle persone che incontrava quotidianamente, riusciva a coglierne i vizi, i
difetti, le abitudini e come in una
fabbrica costruiva i suoi magici personaggi che fecero la sua fortuna. Un giorno nell’ora del caffè mi disse: “Caro
Giudice per un po’ non ci vedremo, vado
a fare un corso, mi farò sentire al mio ritorno. Passò del tempo e lo rividi
una sera in TV che scendeva la scaletta tra gli spettatori come un forsennato e
quello fu l’inizio della sua straordinaria carriera e di una nuova comicità
alla Villaggio.
Addio caro Paolo, non sarà facile dimenticarti, non mi
aspettavo che la tua ultima battuta mi desse tanta tristezza, addio Paolo, ci
mancherai.
di Giovanni Giudice
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