È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
Accoglienti a parole, razzisti nei fatti. È accaduto purtroppo ancora. A Modica
11 Apr 2022 16:12
Non vogliamo chiamarlo razzismo? Chiamiamola ignoranza. Questa è una storia che mai avremmo pensato di poter raccontare, non nel 2022 e non nella civilissima Modica. Certamente, non stiamo facendo di tutta l’erba un fascio, ma quel che bisogna fare è quantomeno denunciare all’opinione pubblica certi comportamenti che secondo noi non avrebbero davvero motivo di esistere. La storia è stata raccontata dalla rete di associazioni We Care.
We Care ha sede a Modica ma opera su tutto il territorio, fa riferimento alla diocesi di Noto e fa capo alla Caritas diocesana di Noto. Un giovane ventenne del Gambia, in Italia da circa 6 anni, con regolare contratto di lavoro e uno stipendio dignitoso, ha deciso di prendere in affitto una casa a Modica. E inizia così la tiritera: le case, dopo la visita del ragazzo, magicamente risultavano indisponibili o già in locazione.
Ma la cosa più incredibile e per certi versi molto triste, è stato l’ultimo episodio relativo a questo problema. Il ragazzo del Gambia, dopo aver ricevuto una prima disponibilità alla visita di un alloggio, una volta presentatosi davanti alla casa in questione, ha ricevuto la non disponibilità neanche alla visita dell’immobile da parte del padrone di casa. Il ragazzo del Gambia era accompagnato da alcuni volontari della rete, tra cui vi era Francesco Rendo, referente di Libera Modica ma anche volontario di We Care che ha raccontato questa vicenda con una certa amarezza e ci ha detto: “Che idea abbiamo dell’accoglienza?”.
Infatti, con garbo ma con determinazione, hanno spiegato al padrone di casa che secondo loro il motivo per cui la casa non era più magicamente disponibile era perchè il ragazzo aveva la pelle di un colore differente. La risposta è sempre la stessa: si preferisce affittare ai “locali”, e non a stranieri, a prescindere dal Paese da cui arrivano. Noi facciamo atto di fede per credere a questa giustificazione. Per non parlare del fatto che sarebbe stata almeno buona educazione permettergli di visitare la casa invece di lasciarlo sul ciglio della porta. Una storia che mette in risalto l’incoerenza dei nostri “no” alle guerre e alle ingiustizie e al fatto che tutti, almeno in questo periodo storico, si stiano prodigando, giustamente, per dare soccorso alle popolazioni coinvolte nella guerra ma che questa regola sembra non valere per chi ha la pelle di un colore diverso dal nostro e non assomiglia, fisicamente, ai nostri figli.
© Riproduzione riservata