A Ragusa sindaco e assessori si aumentano lo stipendio del 45%. Il Pd contesta ma aveva chiesto l’incremento

A Ragusa scoppia la polemica politica perché il sindaco Peppe Cassì ha deciso di aumentarsi lo stipendio del 45% e di farlo anche per i suoi nuovi assessori. In effetti è più un adeguamento rispetto a nuove norme regionali secondo una battaglia che nei fatti ha accomunato molti sindaci italiani considerato che il “lavoro” di sindaco è sicuramente quello più difficile di tutti dovendo essere sempre in prima linea e dunque, se si fa seriamente, mettendo da parte la professione e in parte la famiglia. Insomma una battaglia che, al netto del populismo, è andata avanti non certo per aumentare i costi della politica ma per dare senso alla “missione” di tutti i sindaci.

Gli aumenti

A Ragusa gli aumenti andranno da 626 a 2093 euro, determinando un’indennità per gli assessori di 2019 o di 2093 (quelli in aspettativa dal lavoro), più 6746 del primo cittadino. Gli aumenti saranno a carico della Regione soltanto per il 2023. Dal 2024 in poi non c’è alcuna copertura finanziaria certa.

La legge, infatti, prevede la possibilità per gli amministratori locali di un aumento dei propri emolumenti, una misura che era stata recepita dalla Regione siciliana senza alcun adeguamento. In questo modo, ogni aumento delle indennità andava a pesare sulle casse del Comune, senza che lo Stato o la Regione coprissero l’aumento di spesa.

Tuttavia, a partire dallo scorso febbraio, la Regione Siciliana ha deciso di intervenire a favore dei sindaci, mettendo a disposizione fondi per coprire gli aumenti delle indennità. Questa decisione è stata presa dopo l’aumento delle indennità dei deputati regionali, che aveva suscitato non poche polemiche nell’opinione pubblica.

Il Pd attacca: “E’ una vergogna”

E a Ragusa, come riporta ilfattoquotidiano, tra i primi atti della nuova Amministrazione Cassì c’è quello dell’aumento dell’indennità di carica per circa il 45% rispetto alle somme del passato. La vicenda è diventata subito motivo di scontro politico. Il segretario cittadino del Partito Democratico, Peppe Calabrese, grida alla vergogna, come spiega proprio a ilfattoquotidiano, sebbene sia stata, quella dell’aumento dell’indennità di carica, una battaglia cavalcata da molti sindaci del Pd, a partire dal presidente dell’Anci, il sindaco di Bari, Antonio Decaro, esponente del Pd. Calabrese dichiara: “Un aumento legittimo ma ai limiti della vergogna. La legge permette che si faccia ma non lo impone. Prima ancora dell’insediamento del consiglio hanno agito per premiarsi”. Ma il sindaco Cassì ha risposto illustrando i vari aspetti della questione.

La replica di Cassì

“È l’esito di una battaglia dell’Anci per adeguare le indennità dei sindaci a quelle dei parlamentari. Quelle dei primi erano di molto inferiori nonostante la grande mole di responsabilità e rischi”. E continua: “La legge me lo permette da due anni ma io l’ho fatto adesso perché solo quest’anno la Regione siciliana ha deliberato garantendo la copertura dell’aumento che quindi non andrà a ricadere sulle casse comunali ma su quelle regionali. Così è anche per l’aumento degli assessori: potevo farlo da 4 anni, Ragusa è un capoluogo di provincia con più di 50mila abitanti, e il massimo consentito è di 9 assessori. Io avevo già aumentato il numero dei membri in giunta a 7, adesso se ne aggiungono altri 2”.

La polemica prosegue, ed ecco i dettagli

Ma visto che la questione è divenuta rovente, il primo cittadino di Ragusa ha diffuso anche una nota con cui spiega tutti i dettagli. “Sapete quanto ha ricevuto il sindaco di Ragusa nei primi 5 anni di mandato a titolo di indennità per la funzione svolta? 2.780 euro al mese, senza tredicesima. Decisamente meno di ciò che molti pensano, molto meno rispetto alle indennità dei deputati regionali o nazionali, pur in presenza di responsabilità enormi, di cui un sindaco risponde spesso in prima persona.

L’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, tramite il suo presidente il sindaco del PD di Bari Antonio Decaro, ha condotto negli anni scorsi una battaglia per restituire dignità ai sindaci d’Italia, ed ha ottenuto che lo Stato appostasse nel proprio bilancio annuo una somma che servisse per adeguare le indennità dei sindaci a livelli più confacenti al loro ruolo e alle loro responsabilità. La nuova regola, tuttavia, non ha riguardato la Sicilia, che sulla materia ha autonomia normativa.

Per paradosso, quindi, i sindaci dei comuni d’Italia delle dimensioni simili ed anche inferiori rispetto a Ragusa, hanno ricevuto una indennità quasi doppia rispetto alla mia, in barba a qualunque principio di equità. Solo da pochi mesi anche la Regione Sicilia ha appostato nel proprio bilancio annuo una somma utile per coprire almeno in parte l’incremento già applicato in ambito nazionale. Con atto di giunta abbiamo quindi dato disposizione agli uffici di operare in conformità con la nuova regola: con fondi regionali, quindi, e non con risorse del bilancio comunale, si coprirà l’aumento della indennità del sindaco che arriverà a circa 4.000 euro al mese. Sempre, comunque, ampiamente meno rispetto a quanto percepito dai sindaci degli altri comuni italiani, le cui indennità sono state raddoppiate.

Chi fa questo mestiere, sa bene che non sono certo i soldi lo stimolo per fare bene. Non si fa il sindaco per soldi e le cifre sono lì a dimostrarlo, benché sia consapevole che si tratti comunque di una indennità di tutto rispetto.  

Ma immancabile è arrivata la polemica. Non mi stupisce che l’informazione data sia stata incompleta e strumentale: si è taciuto che l’incremento ha interessato tutti i sindaci d’Italia e si è taciuto che non vengono intaccate risorse del Comune, mentre trovo surreale che a sollevare la questione sia stato un neo eletto consigliere comunale del PD (stesso partito del sindaco di Bari presidente ANCI che è stato il protagonista della rivendicazione dei sindaci), che ha beneficiato di ragguardevoli indennità regionali per un non meglio precisato incarico all’interno di una segreteria regionale di partito.

Mi auguro, ma temo che i miei auspici finiranno nel vuoto viste le premesse, che il livello della dialettica politica dentro e fuori il consiglio comunale possa ispirarsi ai principi di serietà, sobrietà e coerenza, a tutela in primo luogo della qualità del confronto democratico e nell’interesse dei cittadini ragusani, che mi pare abbiano manifestato poche settimane addietro un chiaro ed inequivocabile segnale in questa direzione”.

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