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A Ragusa il più alto tasso infetti di epatite da HCV. Sesso non protetto e tatuaggi la causa principale della diffusione
04 Apr 2018 17:23
In Sicilia, come in altre regioni Italiane, l’epatite da HCV nella sua forma cronica, cioè quella che può evolvere verso la cirrosi e il cancro del fegato, rappresenta un importante problema sociale.
Nella nostra Isola infatti ogni anno si ricoverano per patologie da HCV oltre 7.000 persone, e ne muoiono almeno 1.000 (dati Osservatorio Epidemiologico Regionale). Un recente studio epidemiologico, effettuato da Rete Sicilia HCV in collaborazione con 80 Medici di famiglia su un campione di circa 100.000 assistiti, ha mostrato una frequenza della infezione cronica HCV dello 0,96% negli adulti dunque, estrapolando alla intera popolazione adulta, di almeno 50.000 Siciliani con infezione cronica.
Non tutte le provincie Siciliane hanno la stessa diffusione dell’infezione: si va da un massimo dell’1,53% a Ragusa (1174 con infezione cronica da HCV su 73.631 cittadini) a un minimo dello 0,48% a Trapani (328 su 68.370 cittadini) attraverso una media di 0,74% a Catania (2336 su 315.651 cittadini) e di 0.89% a Palermo (5951 su 668.630 cittadini).
La distribuzione anagrafica mostra che pochissime persone nella fascia di età fra i 14 e i 29 anni sono infette mentre l’infezione comincia ad evidenziarsi nella fascia fra i 30 e i 39 anni, diventa significativamente frequente tra i 40 e i 59 anni ed assume la massima frequenza oltre i 60 anni. Due persone su tre con infezione e malattia cronica da HCV sono infatti in questa fascia di età.
“In fatto di infezioni croniche, in Sicilia, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone con il virus presente nel proprio corpo da decenni – spiega il Prof. Antonio Craxì, ordinario di Gastroenterologia dell’Università degli Studi di Palermo – Queste persone si sono infettate nel periodo tra gli anni Sessanta e Settanta soprattutto a causa di siringhe non monouso, situazioni queste che hanno diffuso tantissimo l’infezione nella nostra regione. Non è un caso che più della maggioranza dei pazienti siano over 60. Ma c’è anche una fascia più giovane, tra i 30 e i 50 anni: in questi casi la ragione è una tossicodipendenza iniettiva.
Pochi, infine, i casi di trasmissione sessuale, tranne che fra i maschi omosessuali fra cui la trasmissione di HCV è piuttosto frequente. Invece, per quanto riguarda le nuove infezioni, queste sono collegate soprattutto a tatuaggi e a pratiche dermocosmetiche. Ci sono ancora, soltanto in Sicilia, oltre 35mila pazienti da curare, e al momento da 350 a 400 vengono immessi in terapia ogni mese. Assumendo che non ci sia nei prossimi anni una riduzione in questo flusso (cosa assai probabile, visto che molti portatori dell’infezione non sanno di averla o non se ne curano) e che le nuove infezioni siano pochissime, bisognerà arrivare almeno al 2026 per aver ridotto a livelli minimi la diffusione dell’HCV nella popolazione dell’Isola”.
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