A Ragusa il convegno “D’amore non si muore” promosso dal Consultorio Familiare


Un protocollo d’intesa per utilizzare al meglio gli strumenti atti a contrastare la violenza contro le donne. L’iniziativa, che coinvolgerà enti e associazioni che si occupano a vario titolo del tema in questione, è stata anticipata dal Prefetto di Ragusa, Giuseppe Ranieri, ieri sera in occasione del convegno dal titolo “D’amore non si muore”, organizzato dal 1° Consultorio familiare di piazza Libertà a Ragusa e ospitato nella sede dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri nel capoluogo ibleo. I lavori, moderati da Salvatore D’Amanti, Dirigente medico responsabile del consultorio, hanno registrato diversi interventi da parte di rappresentanti istituzionali e di associazioni che quotidianamente operano a contatto con le vittime di violenza. 



Purtroppo, come evidenziato dal Questore di Ragusa, Pinuccia Albertina Agnello, sono ancora poche le donne che denunciano. Poche sanno che esistono strumenti normativi che consentono alle forze dell’ordine di intervenire ai primi segnali, ammonendo compagni violenti e stalker prima di predisporre misure più pesanti. Della stessa linea di pensiero anche il Comandante provinciale dei Carabinieri di Ragusa, Colonnello Rosario Rosciano, il quale ha puntato l’attenzione sul numero delle denunce legate alla violenza di genere, che è nettamente inferiore rispetto all'incidenza del fenomeno. 


Dell’importanza della prevenzione ha parlato il Direttore sanitario dell’ASP di Ragusa, Raffaele Elia, che ha sottolineato la necessità di avviare campagne di sensibilizzazione partendo dalle scuole primarie, in modo da cambiare un modello culturale che ancora oggi, in molti casi, porta alcuni uomini ad un approccio totalmente errato rispetto al rapporto con il genere femminile. Nel corso del convegno sono stati snocciolati anche i numeri di un fenomeno ancora presente e spesso sottovalutato. Come sottolineato dalla presidente della Consulta femminile di Ragusa, Gianna Miceli, occorre che si continui a fare rete per far sentire alle donne vittime di violenza la vicinanza dello Stato, perché nessuna deve sentirsi abbandonata e perché d’amore non si può morire.

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