A Pasqua dalla Lombardia alla Sicilia volare costa come (e più di) andare a New York

“Tutto cambia affinché nulla cambi”, scriveva Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo, e mai come in questo caso la sua frase suona profetica. Volare dal Nord Italia verso la Sicilia orientale – in particolare verso l’aeroporto di Catania, vero hub per l’intera area del sud-est dell’isola – continua a essere un salasso economico. A ogni festività comandata, puntualmente, si ripresenta lo stesso scenario: voli esauriti, prezzi alle stelle e promesse politiche che evaporano alla prima prenotazione online.La Pasqua 2025 non fa eccezione. Anzi, segna forse uno dei picchi più clamorosi: un volo da Milano a Catania costa anche 518 euro, andata e ritorno, contro i 571 euro per un biglietto intercontinentale per New York (con scalo). E non si tratta di un’eccezione. Le tariffe per il ritorno nella propria terra d’origine – spesso per pochi giorni di festa – sono aumentate in media del 240% rispetto a un periodo non festivo. Un’ingiustizia tariffaria che colpisce al cuore migliaia di studenti, lavoratori e famiglie che hanno lasciato la Sicilia in cerca di opportunità, ma che non vogliono – e non possono – rinunciare al ritorno a casa.

Catania come una capitale estera

L’aeroporto di Catania-Fontanarossa, uno dei più trafficati d’Italia, soprattutto nel periodo pasquale, si conferma snodo essenziale per la mobilità della Sicilia orientale. Serve non solo il capoluogo etneo, ma anche le province limitrofe: Siracusa, Enna e soprattutto Ragusa, che da anni attende una piena valorizzazione dello scalo di Comiso, mai realmente decollato. Eppure, raggiungere Ragusa da Milano costa quanto (e più) di un volo per Londra, Berlino o persino Dubai. Paradossi di un Paese che – a parole – lotta per l’equità territoriale, ma che nei fatti lascia il Sud ostaggio delle logiche di mercato.

Promesse che evaporano, interventi che non mordono

Il rincaro dei voli è un tema ciclico, affrontato di volta in volta con proclami regionali, tavoli ministeriali, promesse di calmierare le tariffe e ventilate ipotesi di obblighi di servizio pubblico. Ma la realtà è che le compagnie aeree continuano a muoversi in totale libertà, speculando sulle esigenze di mobilità di intere regioni. E il risultato? Prezzi folli, voli introvabili, e un senso di frustrazione che serpeggia in tutte le famiglie del Meridione. Secondo Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti, “il costo per un biglietto aereo da Genova a Catania è aumentato del 248% nel periodo pasquale rispetto a una data qualsiasi. Dati che parlano da soli”.

Treni e bus? Il miraggio dell’alternativa

Se poi si pensa di ripiegare su soluzioni più economiche, l’illusione dura poco. I pullman, storicamente scelta prediletta da giovani e studenti, superano i 100 euro a tratta da Torino o Milano verso la Calabria o la Puglia. E i treni a lunga percorrenza? Disponibilità prossima allo zero, tratte infinite e prezzi che arrivano a 360 euro per un singolo viaggio.

La Sicilia isolata, ancora una volta

E così, la Sicilia orientale resta tagliata fuori. Isolata non da un mare, ma da un sistema di mobilità iniquo, condizionato dalla distanza e aggravato da una cronica mancanza di interventi strutturali. Lo scalo di Comiso, che potrebbe decongestionare Catania, non viene valorizzato come dovrebbe. Le tratte aeree sono poche, i collegamenti interni restano deboli, e l’offerta di trasporto alternativo è limitata.La sensazione diffusa è che ci si ricordi del Sicilia solo nei talk show e nelle dichiarazioni ufficiali, mentre la quotidianità resta ostaggio di costi insostenibili e opportunità negate. Intanto, da Milano a Ragusa il viaggio continua ad avere lo stesso prezzo (e lo stesso sapore) di un biglietto per fuggire oltreoceano. Eppure, non si chiedono miracoli: solo il diritto di tornare a casa senza dover fare i conti con un portafoglio svuotato e una dignità calpestata.

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