A CURA DI KATIUSCIA POMPILI, I LAVORI CON IL FILO DA CUCIRE CHE PIACCIONO AL MOMA

 

SCICLI (RG) – Grande pubblico e galleria aperta fino a notte, ieri sera, per l’opening della mostra “Rossana Taormina. Imaginary Routes”, a cura di Katiuscia Pompili alle Quam di Scicli. Finalmente una grande mostra di Rossana Taormina, artista palermitana, che ha conquistato, anche la critica americana con i suoi lavori con il filo da cucire. Seguita dal MoMa di San Francisco e dal MoMa di New York, che ha pubblicato più volte sue opere, presenta la sua prima grande mostra personale, nella sua galleria di riferimento a Scicli. “Seguo Rossana Taormina da anni – dice Antonio Sarnari di Quam – e non avevo dubbi che il pubblico apprezzasse, e nemmeno che la critica più tecnica notasse questa grande artista; è la conferma di una ricerca poetica molto seria e della continuità che Rossana mette nel suo lavoro, anche e soprattutto nella produzione di nuovi cicli”.

In mostra cinquanta opere, tra cui sono individuabili i cicli di cartoline e foto d’epoca, i suoi primi lavori, con disegni architettonici realizzati con il filo; poi le “Utopia” nelle quali le mappe diventano patchwork cuciti a mano, in cui i luoghi diventano di fantasia. Vi sono poi i “Flight”, degli ultimi anni, in cui rimane l’uso di documenti antichi, in questo caso carte nautiche, ma compaiono piccoli e numerosi uccelli azzurri, a stabilire immediatamente un punto vista aereo e stratificato dello spettatore. Come ultimo ciclo, inedito, le “Superfici”, carte e tele giganti, con frottage a carboncino, in cui i riferimenti paesaggistici, o le coordinate nautiche, diventano paesaggi visionari, guardando al microscopio i dettagli e i difetti dei marciapiedi o della strada, trascritti scientificamente a mano, a garantire, ancora una volta, la fedeltà del documento.

“Si definisce con leggerezza “animista” l’artista siciliana – scrive la curatrice Katiuscia Pompili – perché sono gli oggetti della sua casa che custodiscono i suoi segreti, sono le pareti che ascoltano i suoi sfoghi e sono i luoghi in cui ha vissuto che le parlano delle persone che non ci sono più.

L’objet toruvè, protagonista della sua ricerca mantiene, proprio per questa sua immedesimazione con le “cose”, una forte individuazione; il frammento ritrovato non viene celato dalla materia, la sua storia emerge con vigore nel nuovo contesto in cui è inserito. L’empatia con i luoghi, gli edifici e le immagini recuperate trapela dalle sue opere che restituiscono una nuova dimensione narrativa vibrante e intensa”.

La mostra rimane aperta fino al 13 settembre, poi alcuni lavori partiranno per gli Usa, per un group show, dove l’autrice è stata selezionata, proprio per i suoi lavori sulle cartoline e le foto antiche;

l’ingresso è gratuito, info allo 0932 931154.  

 

 

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