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RINASCITA DELLA BARBERA
28 Ott 2013 19:46
Il barbera o la barbera, com lo chiamano i piemontesi, è il vitigno a bacca rossa più diffuso per coltivazione in Piemonte e contende al sangiovese il primato del vitigno, sempre a bacca rossa, più coltivato in Italia.
La storia di questo vitigno è alquanto confusa, poiché la prima testimonianza certa della sua presenza si ha soltanto nel XVII secolo. Molti studiosi sono convinti che il vitigno fosse già presente prima, ma che semplicemente fosse conosciuto con altri appellativi. Ciò che è certo, è che presto il barbera divenne il vitigno più popolare del Piemonte, tanto da essere ricordato in varie opere letterarie di celebri autori italiani, come Carducci e Pascoli, e anche in una canzone di Giorgio Gaber, Barbera e Champagne per l’appunto.
La fama dei vini da barbera era legata alla piacevolezza del vino, piuttosto che all’eleganza. Erano vini da pasto, ma tanto piacevoli, che presto vennero apprezzati ben oltre i confini dell’Italia . Ebbe soprattutto tanto successo nel Nuovo Mondo e in particolare negli Stati Uniti, dove si iniziò anche a coltivare. Tutto ciò ebbe però un tragico epilogo. Negli anni Ottanta la barbera, ma non soltanto questa, venne colpita dallo scandalo del metanolo, che lesionò fortemente il nome di questo vitigno. In pratica alcuni produttori adulterarono i propri vini per alzarne la gradazione alcolica con il metanolo, una sostanza chimica, che in dosi elevate, è pericolosissima per la salute dell’uomo. Vi furono una ventina di morti e tante persone riportarono danni irreparabili, come la cecità. L’uso del metanolo venne attuato per innalzare il grado alcolico, poiché era meno dispendioso rispetto al taglio con del mosto concentrato o alla aggiunta stessa di zucchero. La prima azienda a essere inquisita fu la ditta Ciravegna, situata in provincia di Cuneo. Ma lo scandalo ben presto si allargò e colpi altri produttori di barbera. Da qui il fatto che il nome della barbera rimase legato al metanolo, ma in verità alla conclusione delle indagini si venne a scoprire che altre aziende, in tutto circa una sessantina, in Toscana, in Emilia e in Puglia, oltre che in Piemonte, avevano fatto ricorso al metanolo.
Questi tragici eventi, oltre ad aver danneggiato irrimediabilmente molte persone, furono la causa di un tragico crollo delle esportazioni di vini italiani, che colpirono anche chi non c’entrava nulla. A questo si aggiunse un duro colpo alla credibilità stessa del vino italiano e dell’Italia stessa. I controlli che venivano effettuati dai laboratori della finanza, non venivano giudicati sufficienti in molti paesi, che a loro volta effettuavano nuovi controlli sui vini italiani esportati. Questa diffidenza venne alimentata anche dal fatto che prima che scoppiasse lo scandalo, era già partita una denuncia dai finanzieri nei confronti della ditta Ciravegna per uso improprio di metanolo, ma questa finì per arenarsi, permettendo alla ditta di continuare indisturbata a produrre fino ai drammatici eventi.
Il lavoro che seguì, per riportare la barbera ai vecchi fasti, fu enorme e molto dispendioso. Molto si deve anche a Giacomo Bologna, che crebbe fortemente in questo vitigno, anche prima dello scandalo. Bologna pensava che la barbera non fosse soltanto un vitigno destinato a vini semplici e piacevoli, bensì potesse con il giusto lavoro essere anche un vino strutturato. Da sempre il barbera era stato considerato un vitigno semplice, destinato alla produzione di vini frizzanti, proprio perché ricco di acidità e colore, ma poverissimo di tannino. Era in pratica il vino dell’osteria. Ma con una produzione più attenta, una selezione più rigorosa dei grappoli e un passaggio in legno, Giacomo Bologna dimostrò all’enologia italiana con la celebre etichetta Bricco dell’Uccellone, che anche un vitigno considerato inferiore poteva, con i dovuti trattamenti, dare un grande vino.
Che la barbera fosse un vitigno eterogeneo lo aveva capito già Mario Soldati, che nell’autunno del 1975 aveva fatto un viaggio nelle provincie di Cuneo, Asti e Alessandria. Soldati però non apprezzava quell’aspetto più rotondo della barbera e scrivendo sul terroir lungo il quale fluisce il fiume Tanaro, sosteneva che il territorio sito sulla sponda sinistra era di gran lunga più idoneo alla coltivazione della barbera, poiché qui la barbera dava un vino fragrante, vivace e leggero, mentre sulla sponda destra i vini da barbera erano più pesanti, caldi e strutturati. Questa differenza tra la sponda destra e sinistra è dettata dall’orientamento geografico del terreno. Le colline site a sinistra prendono il sole del mattino, ovvero la luce, mentre quelle poste a destra prendono il sole del pomeriggio, ovvero il calore. Da qui le differenti caratteristiche della barbera in base al luogo di coltivazione.
Sebbene Soldati non apprezzasse il barbera più strutturato, questo vitigno oggi gode di molta fama nella sua veste più importante, ma altrettanta popolarità nella sua veste semplice, tanto da essere uno dei vini italiani più reperibili all’estero..
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