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CI RESTA SOLO IL VINO?
16 Lug 2013 06:00
La crisi economica non sembra avere fine e giornalmente ci giungono notizie sempre più preoccupanti sulla situazione economica dell’Italia. Sarà per questo che la notizia dell’acquisto dell’azienda tedesca Kessler da parte della trentina Cavit, ha risollevato l’animo di non pochi.
Certo è una magra consolazione, viste le condizioni in cui versa il paese, ma effettivamente il settore vitivinicolo funziona ancora. Certo anche questo settore sta risentendo della crisi o, quanto meno, ci sono aziende che ne stanno risentendo molto e altre meno. Ovviamente questo dipende dalla loro capacita d’inserimento nel mercato estero. Il mercato nazionale, infatti, consuma sempre meno vino e di conseguenza è sempre meno fonte di guadagno. I motivi sono vari, ma certamente gli ultimi avvenimenti economici hanno avuto il loro peso in materia.
Ecco che le aziende vitivinicole devono guardare sempre con più attenzione al mercato estero e tenere conto sia delle richieste di questo, sia della concorrenza spietata, soprattutto per quanto riguarda i prezzi, che giunge dai nuovi paesi produttori di vino. Un esempio eclatante è il Cile, Paese che è in grado di offrire prodotti molto interessanti, soprattutto riguardo ai vini bianchi, a prezzi decisamente concorrenziali.
Su questa ottica, e cioè quella di aprirsi al mercato estero, si posiziona l’acquisto attuato dalla Cavit. La azienda Kessler, abbastanza famosa in Germania, è produttrice di vini spumanti e la Germania è il maggiore mercato per consumo di vini spumanti del mondo. Il Trentino, a sua volta, è la più importante regione italiana tradizionalmente dedita alla produzione di vini spumanti e probabilmente è la regione dalla quale vengono le etichette più interessanti di spumante italiano.
Naturale era, quindi, per la Cavit guardare al mercato tedesco, anche perché va tenuto conto del fatto che il mercato italiano non è un grande consumatore di vini spumanti. Questi, infatti, vengono percepiti come vini destinati a eventi speciali, in genere Natale e Capodanno, riducendo di fatto il loro acquisto solo al mese di dicembre e gennaio.
Da questo discorso è, però, escluso il Prosecco. Esso, sebbene sia un vino spumante, per le sue caratteristiche gusto olfattive viene percepito come un prodotto a parte dal mercato.
La Cavit, però, come molte altre aziende vitivinicole italiane, era già presente nel mercato tedesco, ma lo è con le proprie etichette, che si posizionano in una fascia di prezzo maggiore rispetto ai vini spumanti della Kessler. Con questo acquisto, la Cavit riesce a inserirsi anche in quella fascia di prezzo, medio bassa, che è anche quella che fattura maggiormente.
L’operazione racchiude, però, anche un’altra strategia. La Kessler è una azienda che acquista uve per produrre. Con questo acquisto la Cavit potrà destinare la produzione in eccesso verso questa azienda. In particolare, lo chardonnay trentino potrà dare sicuramente maggiore corpo ai vini spumanti Kessler, in genere magri e molto acidi, forse troppo.
Certo questa è una buona occasione per la Cavit, ma non deve distrarre l’attenzione sulla crisi economica che attraversa il paese. Sono molte le aziende vitivinicole nate recentemente sulla grande richiesta di vino del mercato, sono molte quelle che hanno affrontato grandi spese per rinnovarsi proprio in seguito a questa richiesta, sono molte, però, anche le aziende che hanno affrontato grandi spese in prospettiva di grandi guadagni e che invece si sono dovute scontrare con la crisi.
I dati sul vino italiano sembrano incoraggianti. Le esportazioni sono aumentate notevolmente, ma purtroppo il dato interno non è altrettanto positivo. Il vino italiano non è quindi immune dalla crisi o meglio le aziende vitivinicole non sono tutte immuni dalla crisi economica, in particolare quelle che lavorano solo per il mercato interno. Inoltre i benefici derivanti dalle aumentate esportazioni non riguardano tutti e non è detto che compensino sempre le perdite avute dal crollo delle vendite interne
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