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BLOCCATA DALLA CONSULTA L’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE
04 Lug 2013 06:58
La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della riforma e del riordino delle Province, che erano stati previsti nel decreto Salva-Italia con una riduzione degli enti in base a criteri di estensione e di numero della popolazione.
Secondo la Consulta, “il decreto-legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio”». In una nota, appositamente diramata, si legge che la Corte Costituzionale, nella odierna camera di consiglio, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di diversi articoli della riforma.
Nella udienza pubblica di martedì 2 luglio erano stati esaminati i ricorsi presentati da 8 regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Molise, e Sardegna), che contestavano il decreto Salva Italia del dicembre 2011, il decreto 201 che all’articolo 23 sviliva le competenze delle Province e ne modificava gli organi di amministrazione e governo, con un Presidente scelto all’interno del Consiglio composto da non più di 10 componenti eletti dai Comuni. All’esame della Corte anche il decreto che riordinava le Province sulla base di un numero minimo di 350.000 abitanti e almeno 2.500 Kmq di estensione, altrettanto contestato dagli estensori del ricorso.
Numerose province erano ‘decadute’, successivamente all’approvazione del decreto, sottoposte al commissariamento prefettizio che aveva assunto funzioni di Presidente e Giunta, mentre non si era proceduto ad elezioni nemmeno per il rinnovo del Consiglio.
Ora, qualora il Governo attuale volesse perseverare nell’azione di riforma e riordino delle Province, si dovrebbe necessariamente intervenire attraverso riforme Costituzionali sull’intero Titolo V, per razionalizzare e semplificare l’asseto degli enti territoriali.
Una ennesima dimostrazione dalle scarse capacità e della poca competenza della classe politica per definire percorsi di legge e processi di semplificazione in ossequio ai dettami costituzionali. Un quadretto tutto all’italiana che, in una situazione economico sociale difficile, aggiunge caos allo smarrimento degli italiani.
Toni più coloriti assume la vicenda in Sicilia, dove, grazie allo Statuto speciale della Regione, la decisione della Consulta potrebbe non avere effetti sul riordino approvato dalla Assemblea Regionale con apposita legge già operante.
Occorrerà verificare se il necessario iter per la riforma, che prevede l’istituzione dei consorzi di Comuni, potrà essere influenzato, e in che modo, dalla decisione odierna della Consulta che, in ogni caso, conferma come i provvedimenti già presi, anche in Sicilia, siano stati adottati frettolosamente e senza una ampia condivisione, come avrebbe richiesto una così importante modifica del sistema amministrativo locale.
In ogni caso, ora si prospettano tempi lunghi per il definitivo riordino in Sicilia, ancora di più per risolvere il caos nella penisola, con grande gioia dei Commissari che vedranno prolungati i loro incarichi e del personale che, giocoforza, vedrà ridotti all’osso i carichi di lavoro per… carenza di materia prima.
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