Iblea Acque tra decreti ingiuntivi e nomina (politica) del nuovo amministratore unico

Il decreto ingiuntivo di 614mila euro presentato dal Comune di Acate nei confronti di Iblea Acque andrà in giudizio nel Tribunale di Ragusa. La Spa che gestisce il servizio idrico integrato in 11 dei 12 comuni della provincia di Ragusa ha presentato, come prassi in queste occasioni, opposizione. Si andrà, dunque, a causa civile tra la Società per azioni e uno degli enti locali soci. Su Iblea Acque pende un altro decreto ingiuntivo presentato dal Comune di Ispica, pari a 3,9 milioni di euro. Il Consiglio comunale ispicese, tra l’altro, nel dicembre scorso, su emendamento del consigliere Monaca, non ha approvato l’annuale relazione su Iblea Acque, suffragata dal parere dei revisori dei conti, sancendo la fuoriuscita dal capitale sociale della partecipata.
(Leggi l’articolo: Cos’è questa storia che Iblea Acque deve 29 milioni ai ComuniAntonio CasaLa scelta di versare un capitale di appena 100mila euro nella società in house di gestione del servizio idrico t…)

Intanto il debito della società in house nei confronti dei Comuni iblei è cresciuto.

In vista della prossima scadenza del mandato dell’amministratore unico, Franco Poidomani, già prorogato a settembre, i soci s’interrogano sul futuro della Spa che finora ha raccolto bassissimi consensi. Sembra tramontata l’ipotesi di costituire un Consiglio di amministrazione, mentre emergerebbe quella di un nuovo amministratore unico. Secondo quanto rivelato dal consigliere comunale di Ragusa, Gaetano Mauro (Fi), nell’ultima riunione dell’assemblea dei sindaci “sarebbe emersa la scelta di adottare nuovi criteri per la selezione del nuovo amministratore unico, improntati alla massima trasparenza e aderenza alle normative vigenti”. La nomina sarebbe attuata attraverso un bando a evidenza pubblica, “per il quale a prevalere saranno i titoli, le competenze, una serena valutazione dei curriculum, il tutto svincolato da clientelismi, amicizie, pressioni politiche e appartenenze varie”.

Mauro mostra comprensibile ottimismo verso una scelta politica che condivide. L’amministratore unico di Iblea Acque, società che poche settimane fa ha incassato la vittoria al Tar di Catania sul ricorso della società Ireti contro la costituzione in house, a capitale pubblico e senza ricorso alla gara d’appalto per il servizio idrico integrato, è un posto di sottogoverno. Per quanto emergerà nei titoli del curriculum, alla fine la commissione (chi ci sarà?) dovrà decidere se affidare il posto a un tecnico, a un eletto, a un politico trombato. Ci saranno polemiche sul bando, a meno che di farlo scrivere dall’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione. Amministratore unico o Cda? Chiedere ai tanti cittadini ai quali continua a mancare l’acqua.

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