Continua a crescere la curva dell’influenza in Italia. Nell’ultima settimana monitorata dal sistema di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati registrati oltre 816 mila casi di sindromi respiratorie acute, quasi 100 mila in più rispetto alla settimana precedente. Un dato che conferma l’accelerazione della stagione influenzale e l’aumento della pressione sui servizi sanitari. […]
PENSARE DI TRAVERSO
29 Mar 2012 19:12
Da cosa viene il titolo di questa rubrica? Perché “pensare di traverso”? E, soprattutto, come si fa a pensare di traverso?
E’ fin troppo ovvio che si tratta di una metafora. Mettersi di traverso non è una cosa che, letteralmente, si addica al pensare, che rimane un’attività mentale, fuori dalle dimensioni kantiane dello spazio e del tempo.
Tuttavia, come ogni brava metafora, ha un significato che esige di andare oltre la “lettera”.
Partiamo dal pensiero che non è di traverso. Il pensiero omologato. Quello con lo stampino. Quello cui si viene addestrati con la maggior parte dei programmi scolastici e da cui ci si emancipa solo grazie alla creatività degli insegnanti che perseguono l’obiettivo di rendere gli alunni capaci di pensiero autonomo (come a dire: di pensiero!). Il pensiero come attività ripetitiva, celebrativa, media, tribale. Il pensiero come giudizio rigorosamente confinato entro i canoni (del buon senso, del senso comune, della maggioranza, del politically correct ).
Bene, il pensiero “di traverso” è il contrario di tutto ciò: è smontare il meccanismo, rompere l’automatismo, guardare da dietro (il “dietro”), dare voce al non senso e andare a scoprire il suo senso.
Pensare di traverso significa, una buona volta, smettere di pensare che “comunicare” sia una priorità e concentrarsi sulle cose, che tanto poi la comunicazione viene da sé…..
Pensare di traverso richiede un atto di fede: che si possa rendere la realtà più leggibile, anche se questo può significare – a volte – renderla meno facile!
Pensare di traverso implica rischi: di impopolarità o di sembrare scemi : come si fa, ad esempio, a dubitare che gli italiani non hanno voglia di lavorare e che dunque meritano la crisi in cui sguazzano? Come si fa a dubitare che i “mercati” abbiano sempre ragione e che i governi e i partiti siano sovrastrutture vuote dei mercati medesimi? Bisogna proprio essere scemi! O, in alternativa, pensare di traverso e non accontentarsi della interpretazione “intelligente” che le cose stiano esattamente come ce le raccontano gli ideologi del mercato medesimo!
Pensare di traverso è una disciplina e richiede disciplina: quella del bisturi del linguaggio, che taglia e sminuzza e trita e ricompone. E gode del fatto di aver raggiunto una prospettiva non facile, non comoda, ma certamente onesta sulle cose, sulla gente e sulle sue faccende, più o meno importanti.
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