Le feste di matrimonio non si possono fare, ma i negozi di bomboniere restano aperti. Il paradosso “Ristori”

Il Decreto Ristori. Ovvero, 5,4 miliardi di euro a sostegno di alcuni settori colpiti dall’emergenza Covid-19, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 269 del 28.10.2020. Il Decreto contiene misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19. In particolare, si tratta di misure di sostegno economico per le attività che hanno subito uno stop a causa delle misure anti-Covid previste dal Dpcm del 24 ottobre 2020.

La ratio che sta alla base del Decreto, è la seguente: se un’attività è rimasta chiusa a causa delle misure dell’ultimo decreto, allora ha diritto ad un indennizzo. Questa, però, è la teoria. Ma la verità è che molti settori, pur essendo rimasti aperti, hanno subito lo stesso un gravissimo disagio economico. E uno di questi è il settore wedding. Dal momento che il DPCM del 24 ottobre vieta le feste di matrimonio e i banchetti, tutti i settori che ruotano attorno al wedding sono in crisi profonda. E sono proprio questi i grandi assenti, i dimenticati del Decreto Ristori. In primis, il settore della vendita e del commercio di bomboniere.

A parlarcene è un grossista di preziosi oggetti di Catania: “La nostra attività non compare fra i famosi codici ATECO che usufruiranno di un indennizzo economico. E questo è assurdo”, ci spiega e aggiunge: “Le vendite sono state praticamente azzerate nel 2020. Il 90% del lavoro, infatti, è stato tutto posticipato al 2021, in quanto i matrimoni sono stati quasi tutti rimandati. Vorremmo un ristoro anche per noi”, ci racconta. In pratica aperti. In sostanza, chiusi. Ma senza poter usufruire di un indennizzo.

E’ questo il bollino rosso sangue che marchia di disperazione centinaia di categorie di imprenditori del settore wedding, che restano invisibili e continuano a sprofondare nel buio del baratro e dell’abbandono. Non solo negozi di bomboniere: si tratta anche degli atelier di abiti da sposa, sposo e cerimonia, fotografi e videografi: per loro niente chiusura (sulla carta) e quindi niente indennizzi. Un paradosso.

Questi imprenditori non possono contare neanche su un sostegno da parte della Regione: “Siamo stati presi in giro dall’ormai famoso click day. Dovevano arrivare contributi a fondo perduto, ma non è arrivato niente”, ci racconta il nostro imprenditore.
Sono loro, al momento, i dimenticati, i sommersi che sperano di essere salvati.

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