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61° TRENTO FILMFESTIVAL DELLA MONTAGNA
28 Apr 2013 14:43
Sempre per Destinazione… Turchia, ieri, 27 aprile, ho visionato il film LAW OF THE BORDER (La legge del confine). Film di 74’ in bianco e nero, 1966, del regista Ӧmer Lüfti Akad. Restaurato dalla World Cinema Foundation di Martin Scorsese e dalla Cineteca di Bologna /Laboratorio L’Immagine Ritrovata. Sono in atto molti recuperi della cosiddetta settima arte. Il criterio è chiedere a grandi registi, quali opere del proprio Paese vadano assolutamente salvate e, questa pellicola turca, è una di queste.
La trama: La vita del confine, tra Turchia e Siria, è molto dura. Il terreno è arido e roccioso e difficile da coltivare. Il traffico illegale è l’unico modo per guadagnare qualcosa.
Hidir è una persona onesta e cerca in tutti i modi di restarne fuori, ma alla fine è costretto al compromesso e accetta di condurre un gregge di pecore oltre confine; questo per garantire un futuro al figlio con l’istruzione. Ma viene tradito più volte. Il confine è minato. Hidir conosce un punto sminato, ma è sorvegliatissimo, quindi chiede ad uno sminatore, cui promette 5000 lire, di bonificarne un altro tratto. L’uomo accetta, ma viene sorpreso mentre estrae gli ordigni e lo obbligano a dire di avere eseguito il lavoro senza che questo, in realtà, fosse stato fatto. Hidir lo paga, ma lo costringe a seguirlo nell’attraversamento, sospettando la trappola. Tutto sembra procedere bene e cominciano ad attraversare il varco aperto nel filo spinato, entrando nel campo col gregge. Dopo qualche metro cominciano a esplodere le mine. Uomini e pecore vengono dilaniati. Il traditore tenta di fuggire, ma viene ucciso. Inizia anche una sparatoria.
Alcuni, tra cui Hidir, riescono a uscire indenni dal massacro. Vogliono vendetta, uno di loro consiglia che è meglio lasciare perdere, ma non viene ascoltato e partono.
Arrivati in città uccidono chi aveva teso loro la trappola, ma la polizia è sulle loro tracce.
Yusuf, il figlio di Hidir, che sta a casa della maestra per studiare e lo incita a non seguire le stesse orme del padre, sente la sparatoria e esce di casa. Aiuta il padre a fuggire, ma alla fine è circondato, manda via il bambini e salta la recinzione del confine. Ma è tutto minato e dopo pochi passi esplode l’ordigno e si ferisce gravemente un piede. Il figlio assiste impotente, al di là del filo spinato. Hidir prova a fare ancora qualche passo, pur ferito, e brilla un’altra mina che lo ferisce mortalmente al ventre. Yusuf salta il recinto. Il padre con lo sguardo indica dove camminare. Sembra dire: ‘segui i miei passi’. Il bambino riesce a raggiungere il padre che lo abbraccia e gli raccomanda di studiare per darsi una possibilità di una vita migliore. E muore. Questa è la legge del confine.
Sembrava di assistere a un western, cavalli, pistole, fucili, sparatorie anche dai tetti. La parte più angosciante è stata quella del campo minato. Trappole invisibili e devastanti. Quella più emotiva: la ricerca del riscatto attraverso l’istruzione.
Un film che davvero merita d’essere visto e fa riflettere.
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