61° TRENTO FILM FESTIVA DELLA MONTAGNA

Il 30 aprile  al festival per Destinazione… Turchia , sono stato proiettati  I FLEW YOU STAYED (Ho volato dove sei stato) e BEYOND THE HILL (Oltre la collina). Il primo  film porta alla luce, una volta di più, le gravi problematiche tra la popolazione curda e quella turca. Infatti, solo adesso si è trovato, finalmente, la maniera  di comunicare  in modo pacifico.

Si narra  di una donna alla ricerca del padre guerrigliero curdo, che non ha mai conosciuto,  in quanto, aveva pochi mesi quando se ne  era andato via a combattere. E’ morto da martire dicono, più di dieci anni prima. 

E’ una ricerca della memoria, per conoscere finalmente il padre,  attraverso la gente che lo ha incontrato personalmente.

Parte da Istambul per andare nel campo dei rifugiati di Makhmur. Affronta il suo problema  facendo domande dirette i nonni che l’hanno allevata e che lei chiama mamma e papà, ben sapendo che sono nonni, e pretende risposte.  Ascolta  uomini che l’avevano conosciuto personalmente e che hanno un ricordo di uomo probo e coraggioso, generoso e altruista, bello e affascinante. Interroga anche la madre, che per seguire il padre, l’ha abbandonata anche lei. Dopo accuse risentite, nei suoi confronti, c’è un chiarimento e la donna finalmente può riconciliarsi con queste figure  genitoriali assenti.

Documentario interessante e ‘vissuto’.

La regia è di  Mujde Arslan, nata nel 1981 in Turchia. Ha lavorato come reporter per Dicle News Agency, Ha scritto saggi sulla cultura  e riguardo il cinema, che sono stati pubblicati su riviste e giornali. Ha realizzato corto e lungometraggi e hanno ottenuto  riconoscimenti anche internazionali. Attualmente sta  conseguendo il dottorato di ricerca presso la Bahçeşehir University on Film and Media Studies.La produzione è di Amed Film  Festival, Best Documentary; VAngolu Film, Jüri Special Award.

BEYONT THE HILL (Oltre la collina), è un vero e proprio film, un racconto insomma. E’ un giorno d’estate e Faik, un dirigente della forestale in pensione, aspetta visite nella sua casa in montagna: suo figlio Nusret , vedovo da dieci anni e che non ha mai voluto risposarsi, e i due nipoti Caner e Zafer. Nonostante sia una bella giornata  sul posto regna uno strano silenzio. Faik da qualche tempo ha problemi con i nomadi oltre la collina dove ha la casa, ed è sempre all’erta. Zafer, soffre di disturbi mentali, contratti durante il servizio militare. Ha allucinazioni ed è ipersensibile. Vive nella casa col vecchio Faik l’altro figlio Mehemet e la nuora Maryem e il loro figlio Zula, che però ha una piccola casa da un’altra parte e un cane e la sorellina.

Il racconto sottolinea le varie problematiche generazionali. Faik è  il patriarca, quello che dispone di tutto e tratta i figli come mezzi uomini. Incapaci insomma di sapersi gestire in maniera indipendente: Mahamet, delega tutto al padre e alla moglie, mentre Nusret è piuttosto libertino e trascura i figli. I nipoti, con padri di  scarso carattere, dimostrano di essere poco responsabili.

C’è cortesia , apparentemente, ma è tutto velato dall’ipocrisia. Il vecchio dà la colpa di tutto ai nomadi e continua nelle rappresaglie contro di loro, Nusret una notte violenta la cognata, il nipote Zula lo vede o intuisce quello che è accaduto e spara ad un piede (col fucile del nonno), allo zio che  ha  umiliato la madre.

Caner che comincia a imparare a usare l’arma, spara, per paura, al cane del cugino. Tutti intuiscono come sono andate le cose, ma ipocritamente e per comodo non dicono e non fanno nulla. Per debolezza, la generazione di mezzo e per irresponsabilità, la terza. Chi paga per questo sarà proprio Zafer, quello sofferente e sensibile, non amato. Ucciso per vendetta, avendo Faik ammazzato  alcune capre dei nomadi. Zafer che era nel gregge coperto con la pelle di una capra nera viene ucciso, credendolo una delle bestie, evidentemente. Il povero Zafer, ha pagato come un  capro espiatorio.

Per chi non si ricordasse, il capro espiatorio, di biblica memoria, era un caprone nero dove il Sommo Sacerdote, con una cerimonia faceva ricadere  tutti i peccati del popolo ebraico e poi veniva abbandonato nel deserto a morire come sconto dei peccati stessi. E’ diventata proverbiale questa figura, perché è spesso è l’innocente che paga per i colpevoli. E Faik, armato, insieme ai figli e ai nipoti rimasti,  parte per andare a fare l’ennesima spedizione punitiva contro i nomadi.

Un film bello e pieno di atmosfera anche per il posto dove è stato girato, nel Sud Ovest della Turchia luogo di origine del regista. Nato nel 1974 a Ermenek , Ermin Alper studia Economia e Storia all’Università Bozazici di Istambul ed ottiene un dottorato di ricerca di Storia Moderna della Turchia. E’ docente alla facoltà di Scienze Umane e Sociali dell’Università Tecnica di Istambul. Oltre le colline è stato il suo esordio alla regia di un lungometraggio. La produzione è Greco-turca.

 

 

 

 

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