25MILA STUDENTI FUORI SEDE NON VOTERANNO, IL WEB DÀ VOCE AL LORO MALCONTENTO

 

 

Ci siamo, il conto alla rovescia è sceso a tre giorni: tra brave si saprà da chi sarà composto il Governo e il nome del nuovo Presidente del Consiglio scelto democraticamente da tutti i cittadini italiani. E a questo punto l’esclamazione è d’obbligo: ma magari!

2013, il futuro, la modernità, le mille possibilità che oggi le tecnologie ci offrono e ancora non si è riusciti a trovare il modo di far votare coloro i quali, per studio (quindi non residenti), si trovano fuori dal nostro Paese o più semplicemente studiano o lavorano in un’altra città italiana.

L’unica alternativa possibile per gli oltre 25mila giovani coinvolti nel progetto Erasmus o in programmi di mobilità internazionale, è mettere mano al portafogli e tornare nella propria città o paese d’origine: al giorno d’oggi un modo di garantire il diritto/dovere di votare sancito dall’articolo 48 della Costituzione un minimo contorto anche perché non tutti, per svariati motivi, hanno l’opportunità di spostarsi nonostante alcune compagnie nazionali abbiano attuato delle agevolazioni per facilitare il rientro.

Con legge 459 del 2001 e ai sensi del Decreto-Legge 233 del 2012 possono votare i cittadini con doppia nazionalità o gli italiani che dichiarino tramite certificazione il soggiorno all’estero per un periodo superiore a 12 mesi. Previa apposita dichiarazione possono poi votare per corrispondenza, coloro i quali permangono fuori dai confini italiani meno di un anno per via di missioni internazionali o per motivi di servizio, ovvero militari delle Forze armate e delle Forze di polizia e dipendenti di enti amministrativi dello Stato. Ricercatori universitari e professori potranno esercitare il medesimo diritto solo se il loro soggiorno all’estero non risulti superiore a 12 mesi o inferiore a 6.

Il Ministero degli Esteri ha così liquidato, passatemi il termine, la questione dimenticando però un’altra importante categoria, quella che dovrebbe essere il futuro di questo Paese: gli studenti insomma non hanno il diritto di votare neanche inviando una letterina e visto l’enorme numero di coloro i quali stanno affrontando questa straordinaria esperienza di vita (quella Erasmus tra l’altro è promossa dall’Unione Europea) è inaccettabile il modo in cui lo Stato abbia deciso di trascurarli. A maggior ragione se si pensa che 25mila possibili voti possono essere decisivi per i risultati delle elezioni politiche.

I protagonisti della questione hanno espresso tutta la loro indignazione e il loro malcontento per il modo in cui chi avrebbe dovuto rappresentarli ha invece pensato bene di trascurarli, di dimenticarsene. Loro però non si sono arresi e grazie ai miracoli dei social network hanno dato vita a una campagna simbolica che anche il marchio “Ceres” ha voluto promuovere con uno spot che in queste ore impazza sul web: grazie a una rete di contatti in Europa è nata l’iniziativa “Io voto lo stesso” tramite la quale chi lo desidera, da Berlino a Parigi, da Amsterdam a Siviglia, da Dublino a Madrid fino ad arrivare in Brasile potrà esprimere il proprio voto, sia chiaro, senza nessun valore legale ma certamente indicativo del desiderio degli studenti di prendere parte al dibattito pubblico della loro Italia, come a dire: voi vi siete dimenticati di noi ma noi non ci siamo dimenticati di voi!

 

 

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