LO SMOG AUMENTA IL RISCHIO DI PATOLOGIE CARDIACHE

 

Si sta svolgendo a Londra il Congresso della Società Europea di Cardiologia il cui tema principale per quest’anno è l’inquinamento atmosferico e le implicazioni con la salute. Dal dibattito si evince che ormai lo smog è considerato un fattore di rischio cardiovascolare pari o superiore ai fattori di rischio classici quali ipertensione, obesità, tabagismo, colesterolo ecc…

In particolare sotto accusa ci sono il biossido d’azoto (NO2) e le polveri sottili (PM10 e PM2,5): il primo nuoce soprattutto al cuore dei più giovani, le seconde in preponderanza agli anziani (statisticamente), fermo restando che l’inquinamento in generale fa male a tutti!

Dei diversi studi analizzati al Congresso ne sottolineiamo due.

In uno studio condotto in Belgio si dimostra un fatto importantissimo e cioè che il rischio di infarto acuto aumenta anche quando i livelli di polveri sottili e ossidi di azoto sono al di sotto dei livelli massimi e quindi considerati “sicuri” in base alla  legislazione europea.

In particolare lo studio ha analizzato l’effetto a breve termine dell’esposizione all’inquinamento sul rischio di sviluppare ictus, arresto cardiaco, infarto del miocardio e l’infarto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), quello che ha prognosi peggiore.

“L’associazione fra STEMI e inquinamento atmosferico è stata osservata anche dopo un solo giorno di esposizione e questo nonostante i livelli di concentrazione degli inquinanti fossero al di sotto dei livelli massimi ritenuti accettabili a livello europeo”.

Il secondo studio è stato eseguiti su campioni di giovani che vivono in città ad alto inquinamento atmosferico.

“Il nostro studio dimostra che i livelli dei marcatori di infiammazione sono più alti nei giovani che vivono in una città inquinata (…) Risultati che ci fanno pensare che queste persone siano a maggiore rischio di avere un attacco cardiaco in futuro visto che il processo di infiammazione è iniziato precocemente”.

L’infiammazione è stata rilevata dalla misurazione nel sangue della Proteina C-reattiva che è un marker di rischio per le patologie cardiovascolari.

 

 

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