IL VALORE DELLA MEMORIA E DEL RICORDO NELLA POESIA DI IGNAZIA IEMMOLO PORTELLI

Un sabato letterario all’insegna della poesia dialettale, quello tenutosi lo scorso fine settimana a Modica al Palazzo della Cultura, nel quadro degli appuntamenti culturali del Caffè Letterario Quasimodo.

La raccolta poetica “Ciuri ri ficupala”, scritta dalla rosolinese  Ignazia Iemmolo Portelli, docente di lettere in pensione, è stata illustrata, dopo l’introduzione della poetessa  Antonella Monaca, da  Corrado Calvo, scrittore ed autore di romanzi. “La silloge – ha commentato Calvo in apertura- rispecchia il carattere intenso dell’autrice, svela le radici della sua tradizione culturale, umana, sociale, morale, civile e religiosa, ritrae il nostro paese e trasuda l’amore speciale che lega Ignazia ai suoi parenti regalandoci in dialetto emozioni indescrivibili e senza tempo. Nei versi vi è il riferimento al tempo andato e alla fanciullezza, ma a differenza del Pascoli, la poetessa si tuffa come nel liquido amniotico della memoria per poi riemergerne. Età antica e nostalgica in versi da leggere con amore e da cui ricevere parimenti amore e comprensione della realtà.

 “Ciuri ri ficupala” si presenta – ha proseguito Calvo – come un libro che arricchisce di umanità; la copertina ritrae un tipico paesaggio mediterraneo, olio su tela dell’artista rosolinese Giuseppina Spatola, in cui, ancora una volta, protagoniste sono le mediterranee pale di fichi d’india.  Una sicilianità che la Iemmolo ha tradotto in eleganti versi e la Spatola ha restituito con un’immagine figurativa da toni caldi e accesi”.

A svelare i versi della raccolta poetica al pubblico sono stati  Franca Cavallo e Giovanna Drago, accompagnate dalle musiche del “Duo Modis”, composto dal M° Lino Gatto alla chitarra, e dal M° Fabiola Caruso al flauto. Momento atteso della serata la conversazione poetica tra l’autrice e il Presidente del Caffè Quasimodo, Domenico Pisana, legati dal filo rosso dell’arte e della letteratura.
Pisana ha indagato il tema delle relazioni e la poetica del focolare che ha “il sapore delle cose antiche”, con chiari riferimenti alla pedagogia dell’educazione, svelando il secondo versante tematico della silloge che si muove nella direzione di una rievocazione poetica di figure tipiche, come “Ddhon Pippinu”, un personaggio reale che si staglia nello scenario di Cava d’Ispica, emblema e custode di una civiltà, e “U nutaru La Ciura”, fino alla “Littra all’emigranti”, passando per “Casuzza mia” e “A maccia ra carrua”.

Domenico Pisana ha infine chiesto alla poetessa cosa sente prima di scrivere e da cosa nasce il desiderio di farlo. “Non è solo con la mente che si scrive ma anche col cuore. Io sento – ha affermato l’autrice – fatti e persone che bussano con forza al cuore e alla mente, pretendono, non solo l’ascolto, ma anche la compassione a volte fanno soffrire e piangere. Spesso vogliono uscire con prepotenza dall’oblio e allora prendo la penna. Personalmente, se vengo distratta, queste immagini vanno via senza che io riesca più a scrivere niente su di loro e mi resta un senso di vuoto e di pena perché ritengo di averle offeso negando loro il diritto di vivere ancora attraverso il ricordo. Questo è quello che ho fatto, – ha concluso la Iemmolo Portelli- ho dato una nuova vita ai ricordi”.

 

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