VENTO D’AFRICA

Alle sei è stato.

Alle sei di una calda mattina di Luglio,

che il vento dell’Africa

dormiva sui nostri letti

inzuppati.

 

Alle sei mi sono alzato

e ho visto quella barca,

una grande barca  zeppa di persone

tutte insieme dritte

come aste tentennanti

in mezzo al mare,

distanti.

 

C’erano bambini donne giovani

alle sei li ho visti,

sul barcone.

 

E in testa

dentro la cabina

attaccato a una bottiglia ho visto

il capobarca il comandante ho visto

e la sua barca.

L’ho visto alle sei nella tv

in un film

di tanti anni fa,

a far tratta dalla costa africana,

che ora ci consegna nuove vite

avvolte nel vento

che ci sfianca.

 

 

 

Alle sei

mi hanno parlato

mentre la barca si inclinava

nel mare lucente

e li portava nell’abisso,

alle sei accadeva di questa estate

d’afa.

 

Alle sei di questo anno

duemila e quindici

o tanti anni fa,

ma le catene scivolano

pesanti

e li trascinano giù in fondo,

nel mare profondo.

 

Io li ho visti,

alle sei,

che i bimbi si aggrappavano alle madri

e le lacrime si scioglievano

nell’acqua fredda,

sempre più fredda

sotto il sole infuocato

dell’estate.

 

Oh, Signore

accogli questi bimbi nel tuo grembo

e le loro madri e i loro padri

travolti nel gorgo alla marina,

alle sei,

alle sei di questo nuovo giorno,

che l’aria  ci inzuppa del sudore

del vento d’Africa,

del vento della morte.

 

Francesco Aiello

Luglio 2015

 

 

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