Università bandita: I retroscena della nomina del figlio di Uccio Barone a Catania

Nuovi dettagli sui retroscena dell’operazione “Università bandita”, emergono da un articolo pubblicato da CataniaToday che raconta nei dettagli tutto il percorso che avrebbe portato alla  “chiamata”  del figlio di “Uccio” Barone, Antonino Barone alla cattedra di diritto amministrativo.

Ecco il testo dell’articolo:

 

“Se qualcuno domani si permette di dire una cosa del genere io lo porto a piazza Verga”. A parlare è l’ex rettore Giacomo Pignataro, il quale si rivolge a un componente del consiglio del dipartimento di Economia e Impresa che gli aveva esplicitato la sua contrarietà alla “chiamata” di Antonio Barone per il posto di ordinario di diritto amministrativo in seno al dipartimento: “Insomma…Chiamiamo il figlio di un direttore dipartimentale”, commenta l’interlocutore che annuncia la sua astensione sulla proposta di delibera che sarà presentata in consiglio di dipartimento. Antonio Barone, all’epoca dei fatti contestati dagli inquirenti era già professore ordinario all’Università Lum “Jean Monnet” di Bari, ma evidentemente sentiva troppo la mancanza della “famiglia” accademica catanese, tanto che il padre Giuseppe, “Uccio” Barone, ex direttore del dipartimento di scienze politiche e sociali, secondo le ipotesi di reato al vaglio della magistratura, si sarebbe adoperato per ottenere l’agognato “ritorno a casa”.

“Abbiamo i creditori all’Uscio”

Nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Carlo Cannella ci sono più passaggi che confermano come tutta l’operazione – voluta fortemente da Barone padre e figlio e promossa dall’ex rettore Pignataro – fosse sin dall’inizio finalizzata a ottenere questo avvicinamento. Siamo nel luglio del 2016 e la Digos intercetta una conversazione tra l’ex direttore generale Lucio Maggio (che non risulta indagato in questa inchiesta) e il direttore del dipartimento di Ingegneria Enrico Foti, nella quale commenta l’urgenza di Pignataro di deliberare entro la fine del mese le tre chiamate esterne: “Ci abbiamo i creditori all’uscio – dice Maggio – all’uscio Barone”. Foti replica: “Ah quello è uno dei tre? – e chiedendo ulteriori spiegazioni: “Ma chi sono… queste tre?”. Lucio Maggio, ormai da tempo ai ferri corti con l’ex rettore Pignataro spiega: “Una la sappiamo per certa…le altre due non lo so…cioè tutta quest’operazione pare che sia legata alla chiamata del figlio di Barone a Economia come ordinario di amministrativo proveniente da Bari, che l’Università quella privata…Come si chiama? …Non è che il figlio di Barone è un genio…tutt’altro. Economia appaleserà una grande esigenza di avere…E otterrà questo posto…Che è il posto…perché…siamo a livelli di vergogna dai…”.

La “chiamata” esterna del posto di ordinario di diritto amministrativo è considerata da molti alquanto irrituale, anche all’interno delle consolidate logiche di cooptazione presenti in maniera diffusa all’interno dell’Ateneo, tanto da incontrare diverse rimostranze che in più di una occasione suscitano le ire del rettore Pignataro, il quale non esita a mostrare un atteggiamento ricattatorio nei confronti di chi si oppone al disegno preordinato di “sistemazione” del figlio di “Uccio” a Economia. Tutto deve passare però da una delibera del consiglio di dipartimento di Economia e Impresa, guidato da Michela Cavallaro, la quale secondo gli inquirenti condivide pienamente “il programma delittuoso che culminerà con la chiamata di Antonio Barone”.

La delibera del Dipartimento di economia e impresa

A votare contro la delibera sono i “Caserta boys”, ovvero gli allievi del prof Maurizio Caserta, mentre si astengono i professori Giuseppe Di Vita e Roberto Cellini, il quale aveva già comunicato a Pignataro di essere “amareggiato” per tutta la faccenda. L’esito della seduta viene tempestivamente comunicato dalla Cavallaro a Pignataro: “È andata”. Il 25 luglio “Uccio” Barone, ringrazia con sms l’ex rettore Pignataro: “Caro Giacomo, anche se gli atti del concorso non sono ancora perfezionati, l’esito positivo ormai noto mi spinge a non aspettare oltre per ringraziarti per quello che hai fatto per Antonio e per me. Una gratitudine che speriamo di esternarti di presenza al più presto. Un abbraccio affettuoso”.

Il cambio al vertice dell’Ateneo

Le cose però andranno per le lunghe poiché nel frattempo interviene, il 29 luglio 2016, la sentenza del consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana che ordina di avviare entro trenta giorni le procedure per la costituzione dei nuovi organi statutari dell’Ateneo decretando di fatto la decadenza di tutte le posizioni di vertice dell’Ateneo. A questo punto iniziano le “manovre” politiche di Barone e Pignataro che si preoccupano di assicurarsi la continuità dell’accordo assunto con chi sarà chiamato a guidare l’Ateneo catanese. Su questo punto l’ex direttore del dipartimento di scienze politiche e sociali rassicura il figlio: “Se spunta Basile non abbiamo a temere, contratteremo”.

A febbraio 2017 viene eletto rettore Francesco Basile e “dopo aver provveduto alla ricostituzione del consiglio d ‘amministrazione – si legge nell’ordinanza – pienamente cosciente dei fortissimi interessi sottostanti ai suddetti posti di ruolo, inserisce alll’ordine del giorno della prima seduta del Consiglio di Amministrazione del 15 marzo 2017 proprio le tre chiamate riservate agli esterni. La notizia è comunicata da Uccio Barone al figlio Antonio quando è ancora in corso la riunione del 9 marzo 2017 tra i direttori di dipartimento col seguente sms: “Rettore comunica che quasi certamente farà approvare bando 3 cattedre esterne nel primo cda del 15 marzo”.

Fonte CataniaToday

 

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