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Un’ecografia del sottosuolo rileverà manufatti e resti archeologici nel territorio a sud di Cava Ispi
16 Lug 2020 13:00
Si chiama “Archeologia non invasiva” e consiste in una “ecografia”, effettuata mediante georadar e altri strumenti, su un’area archeologica per rilevare nel sottosuolo la presenza di cavità, oggetti sepolti, fondamenta di costruzioni o muri.
I lavori saranno effettuati da Betontest srl di Ispica, con la supervisione scientifica degli archeologi della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Ragusa, e svolgeranno un’indagine geofisica di questo tipo in alcune aree di Ispica e nel Parco archeologico di Cava Ispica, una delle zone archeologiche più estese della Sicilia, situata tra le città di Modica e Ispica. Obiettivo: fornire una conoscenza più puntuale e precisa del sottosuolo per effettuare campagne di scavo mirate.
Nello specifico si prevede una campagna di indagini geofisiche con georadar, misurazioni ad ultrasuoni, analisi termografiche e dell’umidità e misurazioni a raggi x su dodici siti ricadenti nel Comune di Ispica, per i quali esistono testimonianze archeologiche o letterarie di antichi insediamenti. Tra questi vi sono Cava Ispica, Albarcara – Lanzagallo, Martorina – Coda di Lupo; Crocefia; Crocefia – Raffaruni; Spaccaforno; San Marco – Favara; l’isola dei Porri, Porto Ulisse – Punta Castellazzo; Burgio – Fontanelle-Anticaglia – Pianazzo e Sulla. Su alcuni di questi siti non sono state mai effettuate campagne di scavo. Serviranno 40 giorni per ottenere una “ecografia” su decine di ettari di territorio. I dodici siti, dopo le fasi di rilevamento e di scavo, costituiranno altrettanti micro sistemi collegati in rete con il Parco di Cava ispica.
Il progetto punta anche a offrire una visione più circoscritta dei vincoli per i privati; a creare occupazione qualificata per i giovani delle Scuole di specializzazione in Archeologia e a valorizzare il territorio sotto il profilo turistico e culturale, grazie alle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea.
«Il nuovo progetto – spiega il Sovrintendente Battaglia – Consiste nel sottoporre vaste aree del territorio di Ispica all’analisi del georadar. Si tratta di uno strumento in grado di visualizzare una sezione del terreno in profondità, leggere la stratigrafia del suolo, segnalando i vuoti, i pieni, la differenza di materiali, le anomalie. Questa analisi ci fornisce una conoscenza più approfondita di siti complessi e stratificati, come ad esempio quello di Cava Ispica. E ci dice dove effettuare gli scavi, per verificare i punti in cui il georadar ha individuato le anomalie. Sapere in anticipo dove scavare è di fondamentale importanza. A volte su due ettari di terreno, si fanno 20 saggi di scavo ma solo uno dà dei risultati. In questo modo, invece, effettueremo interventi mirati, risparmieremo tempo, avremo la massima certezza del risultato e ottimizzeremo le risorse che in questo settore sono sempre più limitate».
Importanti le ricadute anche sul rapporto con i privati e sulle opportunità per il territorio. «Conoscere il potenziale archeologico di un’area – continua Battaglia – significa poter rivedere il sistema dei vincoli con quei privati che intendono valorizzare le preesistenze archeologiche. Si tratta inoltre di un primo passo per la valorizzazione dei siti e della loro fruizione, che consentirà anche di impiegare gli specialisti provenienti dalle Scuole di Archeologia».
Il progetto di Archeologia non invasiva è stato, tra l’altro, uno degli ultimi atti siglati dal Soprintendente Battaglia, che a breve andrà in pensione. «Sarò Soprintendente sino al 18 luglio – conclude – Questa è una delle ultime pratiche che ho avviato e che lascio in eredità alla mia terra».
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