UNA PIECE TEATRALE PORTATA NEL GRANDE SCHERMO

Continua Giovedì 15 novembre 2012 la rassegna APPUNTAMENTO AL BUIO organizzata da Fitzcarraldo Cineclub con il film CENA TRA AMICI (Le Prénom) di Alexandre de la Patellièr, Matthieu Delaporte (Francia, Belgio, 2012, 109’)

Un film che è palesemente una piece teatrale portata sul grande schermo. Tratto, infatti, da una piece teatrale di enorme successo e diretto dagli stessi autori dell’applaudito spettacolo, Le Prénom, questo il titolo originale, conferma sempre più lo stato idilliaco che il Cinema d’Oltralpe sta scoprendo e vivendo a partire da 3 anni a questa parte. Incassati oltre 25 milioni di dollari sul suolo nazionale, l’esilarante Cena tra amici arriva finalmente anche nelle sale italiane grazie alla Eagle Pictures. Successi strabilianti tanto in casa quanto all’estero (Benvenuti al Sud e Quasi Amici su tutti), incassi impensabili per i nostri confini, e soprattutto una ritrovata qualità che demolisce qualsiasi altra cinematografia di stampo europeo. Con Cena tra Amici la commedia francese tocca vette elevatissime, grazie ad una sceneggiatura che trasuda ritmo, colpi di scena, dialoghi sferzanti e soprattutto risate. Ben 109 minuti di battute chiassose per nulla stupide o inutili.

Tutto si svolge praticamente in un soggiorno, tranne incipit e finale. Familiari ed amici s’incontrano per una serata in compagnia. Vincent, agente immobiliare quarantenne si reca a cena dalla sorella Elizabeth e dal cognato Pierre (entrambi docenti). È stato invitato anche Claude che è un orchestrale. In attesa della ritardataria moglie Anne, Vincent si trova al centro dell’attenzione. I due infatti stanno per avere un bambino. Tutto procede per il meglio sino a quando si tocca un argomento che dà il via a una serie di situazioni problematiche: il nome scelto. E’ il momento scatenante e far scaldare gli animi che comincia proprio con la scelta sciagurata del nome per il nascituro.

Livello medio d’istruzione elevato, grande proprietà di linguaggio, Vincent è particolarmente feroce e arguto nell’improvvisare scherzi. Come arriva dice – una notizia buona ed una cattiva: quella buona è che è maschio, quella cattiva è che è morto. Gelo comprensibile, poi dopo mostra le ecografie di un feto più che vitale. Si passa, durante gli antipasti, alla più classica delle domande – come lo chiamerete? – e il burlone non si fa sfuggire ancora l’occasione – lo chiameremo Adolphe – dice con innocenza, a un “pubblico” convintamente sinostrorso per giunta, e apriti cielo! Pare proprio che non stia scherzando…

Il neo-papà, tra l’altro, è il solo presente che simpatizza per il centrodestra, è ricco, abbronzato, gira con un suv, non gli manca nulla insomma per assumere le caratteristiche “tipiche”. Ma non è per nulla stupido, anzi, e sa bene di aver colpito pesantemente con quel nome tutti i pregiudizi possibili dei suoi amici/parenti. Se è ovvio perché siano tutti scandalizzati, non sono per nulla scontate ed ovvie le argomentazioni con cui il papà contesta il pregiudizio verso quel nome.

A destra e a sinistra, il pre-giudizio, il pre-concetto, è molto radicato, perché non è un fatto che ha a che fare con le scelte politiche, bensì è culturale, di antica memoria e di alto contenuto storico.
Passato il tormento del nome, ne arriveranno altri, come nella più classica delle cene tra amici, quando dopo un bicchiere di troppo si comincia a sparlare. In vino veritas si dice, no? In questo contesto non esistono ubriachi, ma l’effetto gli somiglia, si “sbronzano” di novità tra di loro incredibili, pur conoscendosi da tanti anni.

Molto divertente, per nulla intellettualoide. Solo prerequisito indispensabile per comprenderlo: ricordarsi chi invase la Polonia nel ’39. Qualcuno fa finta di dimenticarlo o non saperlo, è vero, ma bene o male è fatto noto a tutti. Ancora risate, ancora Francia.

 

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